All’inizio degli anni ’70, in tempi di piena guerra fredda, ero pilota militare presso il 22° Gruppo Caccia Intercettori del 51° Stormo dislocato sulla Base Aerea di Istrana (Treviso).



Ho svolto attività di volo, come pilota intercettore, per circa 10 anni, volando sul prestigioso velivolo F104S e sviluppando missioni operative che richiedevano, spesso, sia all’uomo sia alla macchina, di esprimersi al massimo delle prestazioni.

Nell’ambito della difesa aerea territoriale, i Gruppi di volo, per esprimere al meglio le loro potenzialità operative, avevano bisogno del determinate supporto degli operatori radar di terra chiamati “Controllori Guida Caccia” la cui missione consisteva nel controllo radar CRC (Centro di Riporto e Controllo) dello spazio aereo di loro competenza. Il CRC aveva capacità di valutazione della minaccia aerea e potere di decisione d’intervento.
Il confine fra i Paesi della NATO e del Patto di Varsavia, partiva dalla Turchia, passava dalla Grecia, dall’Italia, dalla Germania e risaliva fino alla Norvegia. Ogni Paese era dotato dei suoi sistemi radar di avvistamento e controllo che facevano capo a una catena denominata “EARLY WARNING“. Tutti questi radar erano, quindi, interconnessi fra loro e coordinati, a livello europeo, da una Unità Operativa Centrale. In caso di avvistamento di una “traccia radar non identificata” veniva messa in allerta la coppia di aerei in servizio di allarme nella zona di competenza. Nel frattempo nel centro radar di controllo interessato, avvenivano frenetiche consultazioni telefoniche di verifica con gli altri enti di controllo del traffico aereo militare e civile. Se la traccia radar non poteva ancora essere riconosciuta e, quindi, classificata come sospetta, veniva ordinato lo SCRAMBLE (ordine di decollo immediato) agli aerei da caccia della base aerea di competenza.
Il Controllore Guida Caccia, contattato via radio dagli aerei in volo provvedeva, quindi, a guidarli verso la traccia sconosciuta, per la sua identificazione. I piloti in questa delicatissima fase erano tenuti a seguire, scrupolosamente, quanto prescritto dalle rigidissime “Regole di Ingaggio”.
Da notare che il Controllore Guida Caccia, in caso di “intrusione palesemente offensiva” nello spazio aereo di sua competenza, disponeva anche di una seconda opzione, che prevedeva l’utilizzo di missili teleguidati.

In Europa, in quel periodo, lungo tutto il confine con i Paesi del Patto di Varsavia, occorreva operare con la massima cautela per evitare sconfinamenti che avrebbero potuto condurre a situazioni di estrema pericolosità compreso l’abbattimento in volo.
Nella cabina di un aereo da caccia gli spazi disponibili sono decisamente ridotti e tutto quello che serve lo devi portare, con te, bene impresso nella mente o scritto su qualche particolare check-list infilata nelle tasche della tuta anti-g. Nella tasca della tuta anti-g, ogni pilota portava con se anche una cartina geografica della zona in cui operava. Erano cartine geografiche particolari che ci fornivano gli Americani e puntualmente da essi aggiornate.

A DX SU SFONDO SCURO LA GERMANIA COMUNISTA
A SX SU SFONDO CHIARO LA GERMANIA FEDERALE
SOLO QUALCHE DECINA DI KM A EST DI FRANCOFORTE.

PRIMI ANNI ’70
A SX IL MARE ADRIATICO CON BRINDISI
QUINDI L’ALBANIA E PIU’ A DX LA BULGARIA
Queste sono cartine geografiche, dell’epoca, in versione originale. Come potete notare, i confini erano bene evidenziati sulle carte di navigazione e le note “WARNING” su di esse riportate, erano chiarissime:
“AIRCRAFT INFRINGING UPON NON-FREE FLYING TERRITORY MAY BE FIRED ON WITHOUT WARNING”.
In sintesi:
ENTRANDO IN QUESTE AREE POTRESTI ESSERE ABBATTUTO SENZA ALCUN PREAVVISO.
Inoltre:
“UNLISTED RADIO EMISSIONS FROM THIS AREA MAY CONSTITUTE A NAVIGATION HAZARD OR RESULT IN BORDER OVERFLIGT UNLESS UNUSUAL PRECAUTION IS EXERCISED“.
ALCUNE COMUNICAZIONI RADIO IN QUESTA ZONA POTREBBERO COSTITUIRE UN PERICOLO PER LA NAVIGAZIONE, USARE LA MASSIMA CAUTELA.
Tutto questo succedeva “solo” 50 anni fa quando, i comunisti italiani, erano molto attivi, sulla direttrice Roma-Mosca, per ricevere ordini e soprattutto soldi, una montagna di soldi, dal PCS (Partito Comunista Sovietico).
Fra i più “illustri” comunisti italiani di quel periodo, più sensibili al profumo del rublo, ricordo Giorgio Napolitano ed Enrico Berlinguer, solo per citare i nomi dei capi-bastone, ovvero i nomi di quelli che hanno condotto l’Italia alla rovina, così come è oggi, sotto gli occhi di tutti.
La guerra fredda non fu un gioco e vi furono momenti di altissima tensione a livello delle due superpotenze, USA-URSS, che avrebbero potuto essere prodromici di una catastrofe nucleare totale, in grado di cancellare l’umanità e le vita sulla Terra…ma di queste cose nei libri di scuola e nelle aule si dice ben poco. Insegnanti ideologizzati e figli del nichilismo e dei meccanismi distruttivi della sinistra italiana, infatti, si guardano bene dal mettere in luce ciò che fu in realtà il comunismo europeo in quegli anni. Mentre il sottoscritto passava in una Accademia militare e in una scuola di volo, i suoi anni migliori, i fancazzisti sessantottini giravano con la chiave inglese sotto l’eskimo e rompevano la testa ai poliziotti nelle piazze.
Cari giovani quante cose non vi hanno detto! Nella loro “sapiente” e capillare azione di indottrinamento si sono ben guardati dal toccare questi argomenti. NON VI INVIDIO.
Aldo Rossi
Per chi volesse saperne di più sulla Guerra Fredda:
“La Guerra Fredda non fu un gioco“.
“STANISLAV PETROV – L’UOMO CHE SALVO’ IL MONDO 26 SETTEMBRE 1983.“