LA SINARCHIA UNIVERSALE.

11 AGOSTO 2019

SINARCHIA – dal greco συν syn (assieme) e ἀρχή arché (comando) – significa “governare assieme”. Negli ultimi anni il termine è solito indicare un ipotetico governo occulto planetario, o “governo ombra”, che gestisce invisibilmente le trame della politica e dell’economia mondiale e che decide il destino dell’umanità. Si parla così di teorie del complotto capeggiate da potentati economici come il gruppo Bilderberg e la Commissione Trilaterale.

I sottostanti punti sono integralmente tratti dal libro “LA SINARCHIA UNIVERSALE” PROGETTO DI UN NUOVO ORDINE MONDIALE (Alfredo Bonatesta – Edizioni il Cinabro)


1. Il Grande Parassita dell’Umanità 
Dal 1500 ad oggi le istituzioni sociali, economiche e politiche del mondo 
hanno subito un sovvertimento totale. La Rivoluzione Protestante, la 
Rivoluzione Inglese, la Rivoluzione Americana, la Rivoluzione Francese, la 
Rivoluzione Russa, la I e la II Guerra Mondiale, il Patto di Yalta; queste 
sono state le tappe fondamentali del sovvertimento. “Viviamo in una delle più decisive epoche della storia e nessuno se ne rende conto, nessuno lo comprende. La Rivoluzione Mondiale avanza inarrestabile verso i suoi ultimi risultati. Chi predica la sua fine o crede addirittura di averla sconfitta non l’ha compresa. La lotta si combatte anche nell’interiorità del singolo uomo, sebbene egli non lo sappia affatto. Per questo così pochi giungono a vedere chiaramente da quale parte essi veramente si trovano”; sono parole di Oswald Spengler, l’insigne studioso dei cicli storici. Esse esprimono esattamente la tragedia dell’uomo contemporaneo, convinto di essere libero ed arbitro del proprio destino terreno, senza avvedersi del Grande Parassita, che tende reti di sfruttamento e di dominio sull’umanità intera. In verità, del Grande Parassita dell’umanità non si parla in alcun libro. Nessun giornale, nessuna radio, nessuna televisione lo menziona mai. La gente di ogni parte della terra, nella sua compatta generalità, ne ignora 
insomma l’esistenza. Eppure il Grande Parassita esiste veramente e, celato 
nell’ombra, occultamente trae la sua linfa vitale dal sudore, dalle fatiche, dalle sofferenze dell’umanità intera. Fuori di metafora, il Grande Parassita dell’umanità è il Potere Economico Mondiale. Il Potere Economico Mondiale è il Padrone del Mondo. “Autorizzatemi a emettere moneta e a controllare il sistema monetario di un paese, e io non mi preoccupo più di chi fa le leggi“, era solito affermare Mayer Amschel Rothschild, iniziatore nel XVIII secolo della maggiore dinastia di banchieri mai apparsa fra gli uomini. Sulla medesima falsariga concettuale si esprimeva William Paterson, fondatore nel 1694 della Banca d’Inghilterra: “La Banca guadagna grazie agli interessi maturati sui denari creati dal nulla“. Ecco, queste due frasi, accuratamente omesse dalle pagine di tutti i libri ufficiali di storia oggi esistenti, sono già in grado, pure nella loro estrema concisione e stringatezza, di dare bene il senso della trama d’inganni, nella quale il Grande Parassita ha avviluppato il mondo intero, grazie a un abilissimo e paziente lavoro di sovvertimento del modo di pensare e di vivere degli uomini diuturnamente condotto innanzi negli ultimi cinque secoli con un coerente processo rivoluzionario, iniziatosi con la pubblicazione delle 95 tesi di Lutero e giunto alla sua fase più avanzata e significativa con la “spartizione del mondo” orchestrata da Roosevelt e Stalin. Occorre a questo punto precisare, per un’esigenza di chiarezza propedeutica nell’esposizione, che il Potere Economico Mondiale non è un soggetto indeterminabile e quindi generico; esso è reale e concreto. Il Potere Economico Mondiale è costituito dai Manipolatori di Capitali, ossia dai Grandi Speculatori Internazionali, i quali formano tutti insieme l’Usurocrazia Mondiale, vale a dire la Tirannia dell’Usura su tutti i popoli del mondo. Il potere Economico Mondiale agisce prevalentemente per mezzo delle Società Anonime di Capitali. Queste ultime sono strumenti per dare vita alle Banche ed alle Multinazionali di Produzione e di Commercio, che sono le strutture operative nelle quali si sostanzia l’Impero Mondiale del Capitale. E’ attraverso di esse, infatti, che il Potere Economico Mondiale si procaccia parassitariamente le ricchezze, sfruttando il lavoro e l’ingegnosità altrui. Nell’opinione pubblica è generalizzato l’equivoco che le strutture anzidette operino soltanto in quella parte del mondo ch’è oggi organizzata secondo gli schemi economico politico-sociali del Liberal capitalismo. Ciò non è assolutamente vero. Le medesime strutture di dominio sono compiutamente operanti anche nella restante parte del mondo, ossia in quella attualmente di pertinenza del Socialcomunismo. Il libro intitolato Vodka-Cola, di Charles Levinson (C. Levinson, Vodka-Cola, Vallecchi, Firenze 1978, pp. 336.), è una buona fonte d’informazioni al riguardo. In particolare, esso documenta: a) che le principali banche dell’area liberalcapitalista, prime fra tutte quelle targate Morgan e Rockefeller, hanno proprie filiali nei paesi socialcomunisti, e che le banche dell’area socialcomunista hanno anch’esse filiali proprie nei paesi liberalcapitalisti; b) che i governi del sistema socialcomunista affittano i loro lavoratori, a basso salario e senza diritto di sciopero, alle Multinazionali del sistema liberalcapitalista; c) che l’economia liberalcapitalista sorregge quella socialcomunista con un flusso continuo di credito agevolato. Un dossier pubblicato dal periodico OP Nuovo nel maggio 1982 ha reso noto inoltre che la GOSBANK, ossia la Banca Centrale Sovietica, è una società per azioni, con partecipazione di capitali privati stranieri. Luigi d’Amato, docente universitario e giornalista, ha scritto sul Giornale d’Italia del 21 giugno 1982: ” La storia del grande capitale finanziario è quella di un potere demoniaco, essa gronda sangue “. Questa frase lapidaria condensa molto bene i tre millenni di storia ch’è necessario prendere in considerazione, qualora si voglia avere una visione chiara, inclusiva di ogni nesso causale, circa l’origine e l’evoluzione del sistema di potere dei Manipolatori di Capitali. Insegna, infatti, Giacinto Auriti (G. Auriti, L’ordinamento internazionale del sistema monetario, Solfanelli, Chieti 1981, p.33) che la radice originaria del lunghissimo processo storico, che in epoca moderna ha condotto all’avvento tra i popoli dell’Usurocrazia Mondiale, è situata appunto tre millenni addietro nel tempo; per l’esattezza, al 1250 a.C. momento presunto dell’Esodo degli Ebrei dall’Egitto. 

2. L’invenzione del denaro senza valore.

Per quanto è possibile ricostruire, le cose allora dovettero svolgersi – più 
o meno – nel modo seguente. Gli Ebrei, nell’abbandonare il paese che li  ospitava, fecero man bassa di gioielli e provocarono anche la morte dei figli primogeniti degli Egiziani, attribuendo quest’ultimo misfatto a Jahvè. 
Con intenzioni del tutto intuibili, l’esercito del Faraone si pose alle calcagna dei fuggiaschi, i quali sotto la guida di Mosè, trovarono scampo nel deserto del Sinai, dove rimasero nascosti per ben quarant’anni, non osando uscirne per timore di un duro castigo. In quella situazione, il Popolo Ebraico non aveva che una alternativa per sopravvivere: spendere il tesoro sottratto agli Egiziani, consumando definitivamente la ricchezza accumulata, oppure escogitare un espediente per appropriarsi, senza costo e senza fatica, dei beni prodotti da altri popoli. Scelse questa seconda soluzione. Incominciò a comprare merci, tutto ciò che gli occorreva per tirare avanti, per sfamarsi, per vestirsi: ma invece di pagare con oro o argento, introdusse nel mercato, come mezzi di pagamento, dei documenti che valevano come titoli rappresentativi dell’oro e dell’argento e che i mercanti stranieri erano bene disposti ad accettare in luogo delle monete metalliche poiché, con tale espediente, evitavano di essere rapinati dai predoni, del tutto ignari del valore di quei documenti. A parte ciò, i mercanti avevano la massima fiducia nei simboli di pagamento inventati dagli Ebrei poiché quelle primitive cambiali erano garantite solidalmente da tutta la collettività ebraica. La certezza dell’adempimento da parte degli Ebrei divenne tale che il possessore del titolo di credito incominciò a considerare più conveniente 
servirsi di esso per i propri commerci, piuttosto che presentarlo per la 
conversione in metalli preziosi. Il portatore del titolo, in altre parole, 
incominciò a sentirsi soddisfatto del proprio credito per il fatto stesso del possesso del documento; con ciò, il titolo di credito cessava di essere un mezzo per conseguire un valore ed assumeva valore esso stesso, al pari  dell’oro. Ciò consentì dunque agli Ebrei di realizzare scambi commerciali a 
tutto loro vantaggio, giacché essi offrivano semplici simboli, privi di valore intrinseco, e ne ottenevano in cambio merci d’uso e di consumo, tutte viceversa provviste di valore intrinseco effettivo. 
Fu precisamente in quella lontana fase che prese consistenza l’abilità 
finanziaria degli Ebrei. Essi, una volta scoperto il meccanismo che  consentiva di ottenere ricchezza senza nulla dare in cambio, non fecero 
altro, da quel momento in poi, che perfezionare sempre più la loro scoperta, attuando alla fine una vera e propria strategia di dominazione su tutti i mercati, per mezzo della creazione di un sistema bancario sempre più vasto. 
A datare circa dal 732 a.C. infatti, ebbe inizio la Diaspora Ebraica; gli Ebrei cioè presero a sparpagliarsi in tutti luoghi del mondo. E ovunque essi  puntarono a conquistare la sovranità monetaria, mediante il monopolio del 
conio dei simboli monetari di costo nullo. Ciò fu reso possibile, oltre che dalla esclusività del segreto scoperto durante i quarant’anni d’isolamento nel Sinai, anche dal vincolo di solidarietà, mai più decaduto, che la Legge Mosaica aveva instaurato fra le comunità ebraiche e che continuò in perpetuo a tenerle collegate fra loro. 
I dodici secoli successivi alla morte di Gesù rappresentarono un crescendo 
ininterrotto di attività speculative, di tipo prevalentemente parassitario, 
da parte degli Ebrei. Costoro prestavano denaro a tutti: ai Governi per le 
loro funzioni ed i loro eserciti, ai Nobili per i loro lussi, ai piccoli artigiani ed ai poveri contadini per la più elementare sopravvivenza. Perfino ai Papi. 
Gli interessi pretesi come contropartita erano così elevati ed era tanto  diffusa e capillare tale attività di strozzinaggio che il termine ebreo finì 
col confondersi completamente con quello di usuraio. 
Può sembrare strano, quasi incredibile, che nessuna autorità – Re o 
Feudatario o Prelato – sia mai insorta per decretare la fine di un così  metodico sistema di sfruttamento del bisogno e della miseria da parte di una cerchia minoritaria di persone, ma la spiegazione di ciò è semplice; gli 
Ebrei erano ormai riusciti a diventare così indispensabili nel puntellare le 
finanze dei vari Governanti che costoro addirittura se ne contendevano l’un l’altro la presenza. Così rimanendo sempre omogenei e solidali fra loro, gli Ebrei andavano attraversando molti secoli di storia senza mai mutare la propria occupazione fondamentale: dare denaro, ricevere denaro, accumulare denaro, investire denaro. In tale loro lucrosa inclinazione essi erano, per così dire, incentivati e legittimati da un Comandamento del Deuteronomio, che così recitava: “Non farai a tuo fratello prestiti ad interesse, né di denaro, né di viveri, né di qualsivoglia cosa che si presti ad interesse. Allo straniero potrai prestare ad interesse, ma non a tuo fratello, affinché l’Eterno Iddio tuo ti benedica in tutto ciò a cui porrai mano, nel paese dove stai per entrare per prenderne possesso”. Con ogni evidenza si trattava di un comandamento pensato da Ebrei per uso e consumo degli Ebrei. Per il Cristiano, infatti, qualsiasi uomo era fratello: dunque a nessuno poteva prestare ad interesse. Per l’Ebreo invece soltanto l’Ebreo era fratello: col Non-Ebreo dunque si poteva praticare l’usura. Tuttavia le grandi esplorazioni, lo sviluppo delle vie di comunicazione, le stesse Crociate andavano intanto propiziando la trasformazione dell’economia, sempre più intollerante dei lacci e delle limitazioni che dalla norma deuteronomica discendevano. Perciò fu esattamente in tale fase dell’evoluzione storica che incominciò ad evidenziarsi una convergenza d’interessi, via via più perfetta, fra gli speculatori Ebrei e quelli Cristiani: ambedue, per potere lucrare a pieno ritmo e senza problemi, avevano bisogno che fosse rimosso qualsiasi ostacolo al libero estrinsecarsi degli affari e, tanto per cominciare, che venisse a cadere qualsiasi divieto sui prestiti ad interesse. 
Ebbene, nella prima metà del 1500, la Rivoluzione Protestante soddisfece 
pienamente l’aspirazione degli affaristi Cristiani e degli usurai Ebrei. 
Grazie ad essa, la pratica del prestito a interesse risultò completamente 
liberalizzata. Ispiratori della Rivoluzione Protestante furono Lutero e Calvino. Dal matrimonio tra l’Ebraismo ed il Protestantesimo era dunque nato il Grande Parassita, ancora sommamente incerto e malfermo sulle gambe ma subito proteso a dare la scalata alla somma dei poteri terreni, pronto all’uso di qualunque mezzo, lecito o illecito, pacifico o cruento, idoneo allo scopo. I Manipolatori di Capitali, infatti, puntarono in grande. Essi cioè non si posero affatto l’obiettivo limitato di conquistare per sé uno spazio di tolleranza e di rispetto nell’assetto politico e sociale egemonizzato fino ad allora dalla Nobiltà e dal Clero ma, sin dall’inizio, mirarono al sovvertimento completo di tutte le strutture di vita in atto e, perciò, impostarono un attacco articolato ed avvolgente contro tutti i poteri teocratici e contro tutti i princìpi esistenziali che all’assetto teocratico inerivano. Di tutto ciò la Rivoluzione Protestante fu semplicemente il prologo. Essa innanzi tutto rappresentò, al di là delle sue molteplici motivazioni contingenti, il rifiuto dell’elemento gerarchico e spirituale, ch’era componente basilare della migliore tradizione cattolica. Introdusse inoltre nella storia uno sfrenato individualismo religioso, che fu battistrada del liberalismo in campo economico e politico. Infine fece venire meno ogni esigenza di eticità della vita economica, giacché accreditò la concezione puritana del guadagno come segno della benevolenza divina: e ciò, fatalmente, finì col giustificare qualsiasi pratica speculativa, anche la 
più abietta, purché fosse produttiva di lucro. 
Trecento anni più tardi, nel XIX secolo, la diffusione generalizzata,  uniforme, consolidata del Liberal-capitalismo sulle due sponde dell’Oceano 
Atlantico aveva ormai date stabili basi all’Impero Mondiale del Capitale, il 
sistema sovranazionale di potere dei Manipolatori di Capitali
A quel punto, per conseguimento del fine, l’impulso rivoluzionario sarebbe 
dovuto cessare. Le cose invece andarono diversamente perché la componente ebraica della Plutocrazia Cosmopolita Rivoluzionaria al principiare del 1900, mostrò di voler puntare con improvvisa virulenza, per mezzo del Social-Comunismo, a demolire gli archi di volta della stessa ideologia borghese, nell’intento di dare infine una qualche concretezza alla mai obliata promessa biblica di dominio del popolo eletto sulle genti e sui paesi di tutta la terra. 
Non è possibile alcun dubbio circa la matrice ebraica della Rivoluzione  Russa. Ebrei furono i teorizzatori del Social-Comunismo: Marx, Engels, per tacere di Weishaupt e di Moses Hess. Ebrei furono molti dei terroristi russi prerivoluzionari: Goldemberg, Helfmann, Mloditskj, Hirsh, Gershuni, Karpovich, Stillman, Bogrov, ecc. Ebrei furono i capi della Rivoluzione: 
Trotskj, Martov, Zinoviev, Uritzkj, Axelrod e infiniti altri. Ebrei furono i finanziatori principali: Schiff, Warburg. 
Un libro molto interessante di Joaquin Bochaca, intitolato La Historia de Los Vencidos, prossimo ad apparire anche in lingua italiana per le Edizioni Barbarossa, rivela che gli stessi Lenin e Stalin erano di discendenza ebraica e che il secondo dei due aspirava addirittura a proporsi quale Messia del popolo d’Israele. 

3. Il sistema della disinformazione e della menzogna.

Il Grande Parassita dell’Umanità, inveramento storico dell’Oscuro Signore del Male, ideato da J.R.R. Tolkien, ha fondato i suoi strumenti di  sfruttamento e di dominio sulla menzogna, sull’inganno, sul sovvertimento intellettuale meticolosamente pianificato per centinaia di anni. Attraverso il Liberal-capitalismo ha soggiogato gli esseri umani col fantasma della libertà e col miraggio della ricchezza, ammiccanti a due passi e sempre inafferrabili. Attraverso il Social-comunismo ha ipnotizzate le masse con l’utopia della giustizia e con la menzogna della uguaglianza, facendole poi ridestare nell’Arcipelago Gulag, dietro cortine di ferro e muri di cemento. Il patto di Yalta ha dato infine stabile equilibrio all’insieme, in un mondo che Norimberga, Hiroshima e Piazzale Loreto hanno dissuaso da eresie politiche, sociali, economiche. 
La disinformazione è oggi lo schermo protettivo dell’impero Mondiale del Capitale. Fra la primavera e l’estate del 1982 si è svolto negli USA, presso l’università di Stanford, un convegno sulla crisi dell’informazione (L.Lami, I media della menzogna, in “Il Giornale Nuovo” del 17 luglio 1982). In quell’occasione, il giudice della Corte Suprema della California ha apertamente accusato i mass-media di mentire sistematicamente. “La TV tiene da tempo in ceppi l’opinione pubblica”, gli ha fatto eco la saggista Rose Bird. Altri congressisti hanno lanciato, a loro volta, un grido di allarme contro il pilotaggio dell’opinione pubblica, condotto oggi attraverso il mezzo televisivo con raffinatissime ed ultramoderne tecniche subliminali. Wall Street e la City, attraverso le Fondazioni dei Ford, dei Carnegie, dei Rockefeller, dei Rotschild, alimentano con inesauribili fiumi d’oro la macchina che tiene in piedi il gigantesco inganno (C. Quigley, Tragedy and hope, The MacMillan Company, New York, 1974, pp.1348). 
Giustamente Enrico Ronzoni, acuto interprete della Tradizione ha scritto: “I tempi oscuri in cui viviamo si caratterizzano, rispetto alle epoche trascorse, per il modo totalitario e capillare con cui vengono condizionate le masse e per il modo in cui, in nome della Democrazia, vengono subdolamente tenute all’oscuro su quanto viene deciso contro di loro. Dietro il paravento della moderna Democrazia si nasconde una tecnica di condizionamento intellettuale che oggi, con l’ausilio della tecnologia e dei mass-media, risulta la piú potente e pericolosa, quanto nessun’altra sin qui conosciuta. Di un vero e proprio esercito d’iniziati al segreto giurato ha bisogno questo marchingegno leviatano. La proliferazione delle sette massoniche e del Sionismo all’ombra di ogni democrazia sta a dimostrare che democrazia e potere occulto sono le due facce di una medesima realtà”( E. Ronzoni, Il paradosso di Celine, in “L’uomo libero” del 12 luglio 1982,Milano). Ma queste isolate denunzie si sono spente immediatamente, come sempre, grazie alle tecniche di sviamento dell’attenzione, nelle quali il Potere Economico Mondiale ha raggiunto ormai una perizia assoluta. “Nel mondo comunista”, ha lamentato più volte Solgenitzin, “la verità è ignorata dal popolo perché l’autorità di governo, puramente e semplicemente, le impedisce di circolare. Nell’occidente capitalista invece lo stesso risultato viene ottenuto con metodologia opposta, ossia con l’eccesso d’informazione. Un diluvio di notizie eterogenee, spesso contrastanti è rovesciato clamorosamente ed incessantemente sul cittadino, privato in tale modo della dimensione temporale indispensabile alla riflessione, all’analisi, al discernimento, mentre la sua attenzione, ormai divenuta del tutto superficiale, è continuamente sollecitata da nuovi richiami”. Tale situazione è sostanzialmente confermata da Peter L. Berger. “Nelle società industriali avanzate di tipo capitalistico”, egli rileva, “la pubblicità fa da sfondo onnipresente e sofisticatissimo alla vita quotidiana. La sua incidenza deriva in parte dal fatto che il più delle volte la sua presenza non viene registrata a livello cosciente: è integrata nella trama, data per scontata, della realtà ordinaria. L’assenza di pubblicità nei paesi socialisti o la sua minore quantità non implica un ruolo inferiore delle comunicazioni di massa. Il posto della pubblicità è preso dalla propaganda governativa (P. L. Berger, Le piramidi del sacrificio, Einaudi, Torino 198 1, p. 37.). Esplicando in termini più elementari: il messaggio pubblicitario è nel sistema liberal-capitalista sostanzialmente messaggio politico, poiché attraverso di esso si alimenta la concezione del mondo economicistico-consumistica, ch’è alla base del sistema stesso. Nel sistema socialcomunista invece il messaggio ideologico sostituisce quello pubblicitario, dato che la concezione del mondo messianistico-collettivistica, sottesa al sistema stesso, richiede per non inaridirsi una ininterrotta e potente opera di propaganda ideologica, ossia d’indottrinamento dei cittadini. Ancora una testimonianza, quella di Gore Vidal: “Io credo che la maggior parte di quella che noi consideriamo la Storia Umana sia probabilmente un falso. Noi non abbiamo alcun modo di sapere, a parte quello che ci hanno raccontato. Ciò che sappiamo è che la storia è stata scritta da coloro che vinsero le guerre, pertanto ne conosciamo solo un lato. Noi non conosciamo tante cose e dobbiamo accettarne come vere moltissime. Certamente è possibile che si creino delle immagini totalmente false e che poi ognuno vi creda: non c’è nulla di più semplice. Per mantenere la pace e l’ordine in una grande società, occorre fornire determinate immagini per evitare che la gente possa fare domande importanti. Chi governa vuole che nessuno giunga alla radice dei problemi perché, se vi giungesse, allora il popolo potrebbe cambiare il governo. Oggi chi governa esercita il suo potere attraverso la televisione e la stampa, dando false immagini del mondo” (L’Informatore Librario” n.1 del 1984). Tale diagnosi è lapidariamente condivisa dal filosofo G.B.Mondin: “Oggi la verità sono i mass-media, più esattamente gl’interessi di coloro che ne detengono il controllo (B. Mondin, Il valore uomo, Ed. Dino, Roma 1983)”. Chi non sia del tutto persuaso circa l’efficacia soggiogante, condizionante, plagiante, omogeneizzante, che gli attuali strumenti per le comunicazioni di massa sono in grado di dispiegare verso i destinatari dei loro messaggi, può consultare, fra i tanti, i tre libri seguenti, agevolmente reperibili in bìblioteca ed in libreria: Psicologia delle folle, di Gustave Le Bon, I riflessi condizionati, di Ivan P.Pavlov, I persuasori occulti, di Vance Packard. 
Nè si deve credere che l’intuizione dei meccanismi del coartamento 
comportamentale risalga a tempi del tutto recenti: Cartesio, ad esempio, già  alla metà del secolo XVII enunciava che determinati stimoli esterni  provocano risposte determinate da parte dell’organismo umano. E’ del tutto comprensibile e naturale che il lettore di queste note possa provare il morso del dubbio e domandarsi come sia possibile tutto ciò, ossia come possa accadere che la generalità degli uomini sia olimpicamente ignara del Grande Parassita annidato sulle sue spalle. Bene, è un dubbio del tutto lecito ma infondato, che può essere dissipato con talune autorevoli 
testimonianze. Si può incominciare con una celebre frase di Disraeli: “Il mondo è governato da persone ben diverse da quelle immaginate da chi non conosce i retroscena”. Si può rammentare che le ultime parole pronunziate da Walter Rathenau, morente per l’attentato che subì nella Germania di Weimar, furono un’angosciata, sibillina allusione ai settantadue che guidano il mondo (S. Hutin, Governi occulti e società segrete, Mediterranee, Roma 1973, p. 3 i.), inoltre, alcuni anni or sono, padre P. Arrupe, all’epoca Superiore dell’Ordine dei Gesuiti, fece la seguente dichiarazione, assolutamente inequivocabile: “E’ in atto una strategia perfettamente congegnata. Essa realizza il controllo pressoché perfetto delle Organizzazioni Internazionali, dei Circoli Finanziari e del settore delle comunicazioni di massa: stampa, cinema, radio, televisione”. 
E’ così dunque: il Potere Economico Mondiale riesce a mantenersi occulto perché oggi ha il pieno controllo di tutti i centri di potere della terra. I governi sono fantocci nelle sue mani. Le Organizzazioni Internazionali sono sue emanazioni. La stampa, la televisione, la radio, il cinema sono sue dipendenze, nonché strumenti attraverso i quali si attua il condizionamento mentale dei popoli. La massoneria è il suo braccio onnivigilante e onnipervadente. D’altra parte, fra gli intellettuali, nessuno osa uscire dal solco della storiografia consentita e della sociologia omologata, ben consapevole ciascuno di essi che la pur minima trasgressione troncherebbe di netto carriere accademiche, prebende, onori e trasformerebbe in tragedia la sua vita. Henry Ford, Robert Brasillach, Ezra Pound, Aleksandr Solgenitzin, Andrei Sacharov, Robert Faurisson: questi nomi esemplificano compiutamente l’assunto. Se poi, nonostante l’accurata vigilanza dispiegata in via preventiva su scala mondiale, ancora si fa avanti qualche incorrotto, qualche coraggioso, qualche indomabile, un Richard Harwood ad esempio, o un Paul Rassinier , o un Arthur R. Butz, oppure un altro qualsiasi, che miri a fare centro, costi quel che costi, nella coscienza di qualche lettore o ascoltatore di buona volontà, per farvi esplodere la consapevolezza dell’esistenza e della trama del Grande Parassita, allora entra in funzione l’estremo ed il più subdolo espediente dell’Usurocrazia Mondiale, preordinato alla sterilizzazione della verità, onde questa evapori in fretta, senza avere fecondato alcun seme (Richard Harwood è autore di Auschwitz o della soluzione finale.- storia di una leggenda, Le Rune, Milano MCMLXXVIII. Paul Rassinier è autore di alcuni libri di demistificazione sul genocidio ebraico da parte dei Nazisti. Arthur R. Butz è autore di The hoax of the twentieth century, Historical Review Press,Brighton, England 1976) . Il marchingegno del caso è la teoria cospirativa della storia. Questa teoria viene tirata immancabilmente in ballo quando nel sistema censorio  dell’Impero Mondiale del Capitale si apre una falla e ne sfuggono dati e notizie che il Potere Economico Mondiale, per salvaguardare la propria esistenza, intende invece mantenere incognite o incomprese sulla terra. In tale caso, non potendosi negare l’evidenza , se ne prescinde del tutto, 
sminuendone la forza d’impatto nell’opinione pubblica in via surretizia e cioè incollandole sopra, ben visibile, un’etichetta dogmatica, concepita come squalificante e discreditante: quella, appunto, della teoria cospirativa della storia. Et voilà, les jeux sont faits! Questo metodo di distruzione per denigrazione 
delle argomentazioni dell’avversario politico, del dissenziente, del non conformista ha un’efficacia straordinaria, dato che i Manipolatori di Capitali hanno il pieno controllo, già lo si è detto, di tutti i mass-media. Si tratta di un metodo repressivo che ha fatte vittime illustri negli ultimi due secoli. Si pensi, ad esempio, all’abbè Barruel, autore di una monumentale, demistificante storia della Rivoluzione Francese (Abbè Augustin Barruel, Memoires pour servir a l’histoire du jacobinisme, Edition de Chirè, 2 voll., Vouillè 1973, France). Si pensi come altro esempio, a Lèon de Poncins, autore di libri fondamentali sulla Massoneria, sull’Ebraismo, sul Comunismo, con i quali ha svelato molti dei retroscena della Rivoluzione Mondiale. Si pensi anche a Nesta H.Webster, a Maurice Pinay, al Werner Sombart del libro Gli Ebrei e la vita economica. Per tutti la medesima sorte: la scomunica da parte della intellighentia ufficiale ed il confino nel ghetto dei visionari, dei volgari contafrottole, dei farneticanti, degli inattendibili. Da questo tipo di censura repressivo, basato sulla distruzione della verità per falsificazione e dell’avversario per denigrazione, nessuno dei momenti angolari della storia moderna e contemporanea è uscito indenne. Il senso vero e profondo degli avvenimenti è stato sistematicamente schermato dall’ordo clausus degli intellettuali organici. Dei fatti sono state rappresentate ed evidenziate le apparenze di comodo, non l’intima sostanza. Le voci discordi sono state private di ogni cassa di risonanza. Ciò, appunto, al servizio e nell’interesse del Grande Parassita. 

4. Fascismo e Nazionalsocialismo: il riaffiorare della Tradizione. 

“L’immenso catechismo della storia in divenire”, ha scritto Adriano Romualdi, “pone in luce filoni di vero oro per poi ricoprirli e nuovamente farli riapparire agli occhi di uomini nuovi, remoti nel futuro. Queste vene auree, affioranti a tratti dall’oscurità come dal buio delle viscere dei monti, affondano le loro invisibili radici nell’essere. Noi chiamiamo valori questi filoni spirituali”. Al primo volgere degli anni ’20 di questo secolo, tutto procedeva nel modo migliore per i Manipolatori di Capitali. L’Impero Germanico era stato battuto ed umiliato, l’Impero Austro-Ungarico frantumato, l’Autocrazia Zarista cancellata. Nella forma del Liberal capitalismo oppure in quella del Social comunismo, il dominio del Potere Economico Mondiale era esteso, senza eccezioni, a tutta la terra. I popoli, devitalizzati dai dogmi rivoluzionari dell’egualitarismo dell’internazionalismo, irretiti nei rituali democratico-parlamentari, apparivano impossibilitati ed incapaci a scrollarsi di dosso l’occulto giogo. Ma proprio in quei medesimi anni ’20 tornò improvvisamente a discoprirsi agli uomini il filone spirituale della primigenia Tradizione, assumendo in Italia le forme del Fascismo, in 
Germania quelle del Nazionalsocialismo. 
Ciò fu reso possibile dall’apparire di due Capi di eccezionale talento politico, Benito Mussolini ed Adolf Hitler, fascinatori di masse, suscitatori di atmosfere teofaniche. “Il fascismo rappresenta”, proclamò Mussolini, “un principio nuovo fra gli uomini. Esso è l’antitesi netta, categorica, definitiva di tutto il mondo della Democrazia, della Plutocrazia, della Massoneria: di tutto il mondo, per dirla in una parola, degli immortali princìpi dell’89”. E ancora: “La lotta fra i due mondi non ammette compromessi: o noi o loro. 0 le nostre idee o le loro. O il nostro Stato o il loro”. Fu dunque chiaro fin dall’inizio che il nuovo movimento politico, che andava prendendo consistenza in Italia, si proponeva come portatore di una concezione di vita in tutto antitetica a quella materialistica ed economicistica, sulla quale aveva poggiate le sue fondamenta l’impero Mondiale del Capitale. Di fatto, ai sistemi del Liberal capitalismo e del Social comunismo il Fascismo contrappose il modello dello Stato organico a struttura corporativa, istituzionalmente inteso ad eliminare la lotta di classe attraverso la fisiologica Conciliazione degli interessi dei 
lavoratori con quelli dei datori di lavoro. Inoltre, per rimarcare la propria totale estraneità rispetto al regno della quantità dei tempi moderni, situò le proprie radici spirituali nel Mito della Romanità. “Roma”, enunziò Mussolini,”è il nostro punto di partenza e di riferimento. E’ il nostro simbolo, è il nostro mito”. E fu come un ponte gettato sopra uno iato di secoli, per riprendere contatto con l’unico retaggio veramente valido di tutta la storia svoltasi su suolo italiano. Anche Hitler avvertì la necessità insopprimibile della lotta ad oltranza contro il Potere Economico Mondiale, con speciale riguardo alla sua componente ebraica, onnipresente e potentissima in Germania. In tale Nazione, per ciò, egli dette il via ad una 
economia di mercato guidata, facendo entrare in circolazione cartamoneta autarchica, ossia a fattore-lavoro (R. Sédillot, Storia delle monete, Armando, Roma 1975, p. 148.) , del tutto svincolata dai circuiti di potere dell’Alta Banca Internazionale, ed istituendo un rigido controllo degli scambi, in modo che i partners commerciali esteri della Germania fossero obbligati, nella maggiore parte dei casi, a spendere in Germania stessa i loro ricavi. “Ein Reich, ein Volk, ein Fuhrer!”, fu questa la parola d’ordine fondamentale del Nazionalsocialismo, anch’esso radicato sopra un deposito di verità tradizionali, trasmesso dal fondo delle età. A giudizio di Savitri Devi, il sistema hitleriano, spogliato di quanto la sua espressione tedesca poteva avere di contingente, fu un riaffiorare della Tradizione primordiale iperborea, quella stessa che aveva avuto nel Brahamanesimo la forma vivente più antica (Savitri Devi, L’India e il nazismo, Ed. All’Insegna del Veltro, Parma 1979, p. 49.). Pure nell’immediata eccellenza dei risultati conseguiti, sia in politica interna che estera, Mussolini ed Hitler rimasero ben consapevoli che, a lungo andare, il gioco perverso dei manipolatori di Capitali, arbitri tanto del mercato finanziario internazionale quanto delle scelte politiche dei Governi democratici, sarebbe riuscito a soffocare la vitalità economica dell’Italia fascista e della Germania nazionalsocialista, qualora il Fascismo e il nazionalsocialismo fossero rimasti anomali fenomeni isolati, incapaci di ramificare anche altrove. Mussolini, certo della capacità di auto affermazione della concezione del mondo fascista nella coscienza dei popoli, mirò apertamente ad assecondare la spontanea fascistizzazione dell’Europa, preludio alla nascita di una grande Federazione Europea, affrancata dal dominio dell’Impero Mondiale del Capitale. 
“Ovunque in Europa”, testimonia Leon Degrelle, “Si guardava a Mussolini, si studiava il Fascismo, se ne ammirava l’ordine, lo slancio, le prestigiose realizzazioni politiche e sociali”. E che fosse realmente così lo conferma lo storico contemporaneo H.W.Neulen: “All’inizio degli anni ’30 il Fascismo italiano divenne il modello di tutti i fascismi europei e Roma la Mecca dei militanti anti liberali ed anti marxisti della Francia, della Romania, della Jugoslavia, dell’Ungheria. Influenzati dalle idee di Mussolini sullo stato e sulla società, in tutta l’Europa sorsero partiti e movimenti che si ispiravano a Roma ed annunziavano la lotta ai partiti borghesi e comunisti (H. W. Neulen, L’Euro-fascismo e la seconda guerra mondiale, Volpe, Roma 1982,) . 
Mentre il Fascismo si diffondeva sempre più in Europa in virtù del suo messaggio di liberazione, Hitler iniziò a battere per la Germania una via di potenza alquanto differente, giacché la weltanschauung nazionalsocialista, incentrata sul mito della razza e sul concetto dello spazio vitale, postulava l’uso delle armi. L’idea del Fuhrer fu quella di dare vita ad un Impero Germanico della Nazione Tedesca, ossia ad un blocco europeo autosufficiente, in grado di sottrarsi a qualsiasi pressione o condizionamento extraeuropeo, egemonizzato e diretto dalla Germania, e nel Mito del XX secolo, di Rosemberg. Fu straordinaria ed entusiasmante la fioritura di giovani grandi Capi nell’Europa del Fascismo: oltre ad Hitler e a Mussolini, emerse Codreanu, si rivelò De Rivera, e Szalasi, e Pavelic, e Degrelle, e Mosley, ed altri ancora. Ed incominciò a formarsi anche una nuova specie di uomini: uomini puri, dallo spirito incontaminato, dall’intelletto incorrotto, destinati ad essere quella Razza di Signori che Hitler chiamava a vegliare per i tempi venturi sulla Fortezza-Europa. L’uomo nuovo del Nazionalsocialismo germanico trovò espressione nelle SS, le leggendarie formazioni di asceti guerrieri, non indegni epigoni degli antichi spartani. 
L’uomo nuovo del Fascismo italiano si sarebbe dovuto formare alla Scuola di Mistica Fascista, fondata da Niccolò Giani. Tuttavia non vi fu il tempo per realizzare nulla: non per precisare o consolidare ciò ch’era appena abbozzato, non per maturare ciò ch’era soltanto intuito. Ebbe inizio la II Guerra Mondiale, l’immane conflitto armato tra le forze della Tradizione e le forze della Rivoluzione. Non è il caso di approfondire qui i come ed i perché dello scontro mortale, tanto essi appaiono scontati ed ovvii. Il binomio Fascismo-Nazionalsocialismo e quello Liberal capitalismo – Social comunismo erano portatori di concezioni di vita antitetiche, l’una negativa dell’altra: dunque non potevano coesistere. In una tale ottica, perde rilevanza la causa contingente della guerra. Lo scontro armato era necessario al Grande Parassita: prima per sopravvivere, poi per conservare il dominio sui popoli. Ma, di fatto, era una via obbligata anche per le Nazioni del Nazionalsocialismo e del Fascismo: prima per affrancare l’Europa dalla trama dello sfruttamento, poi per edificarvi una civiltà millenaria, fondata sui valori della Tradizione. La Plutocrazia Cosmopolita chiamò a raccolta le forze di tutti i suoi Stati serventi, allineando sul campo di battaglia gli eserciti della Gran Bretagna, degli USA, dell’URSS, della Francia e di decine e decine di altri paesi di tutto il mondo. Al fianco delle civiltà solari dello Svastica e del Fascio Littorio, serrò le fila un’altra antica civiltà solare: quella del Giappone. Esiste un bellissimo libro di Adriano Romualdi, intitolato “Le ultime ore dell’Europa”, che narra l’epilogo amaro di quella lotta drammatica e, quanto altre mai, crudele e sanguinosa. Nell’Aprile 1945 le ultime Waffen-SS caddero, senza arrendersi, nell’estrema difesa di una Berlino divenuta uno spettrale cumulo di macerie. La migliore gioventù europea era accorsa volontaria nelle loro file e vi aveva sacrificato la vita, nel sogno dell’Europa Fascista come patria comune del domani. 




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