ERA IL LONTANO 26 SETTEMBRE 1983, IN PIENA GUERRA FREDDA. FRA WASHINGTON E MOSCA , GIA’ DA TEMPO, ERA STATA INSTALLATA UNA LINEA TELEFONICA SPECIALE CUI FACEVA CAPO IL “TELEFONO ROSSO” FRA RONALD REGAN PRESIDENTE USA E JURIJ ANDROPOV PRESIDENTE DEL SOVIET SUPREMO URSS. QUEL GIORNO, IL TENETE COLONNELLO STANISLAV PETROV, ERA IN SERVIZIO ALLA POSTAZIONE SERPUKHOV-15 VICINO MOSCA. SUO COMPITO ERA QUELLO DI ANALIZZARE I DATI DEI SISTEMI DI DIFESA AEREA E IN PARTICOLARE LE ELABORAZIONI FORNITE DAI COMPUTER DI CONTROLLO DEI SISTEMI ANTI MISSILE RUSSI. ALLE 00.15 DI QUEL GIORNO, IL SISTEMA DI DIFESA RILEVO’ UN LANCIO DI MISSILI TERMONUCLEARI DAGLI STATI UNITI VERSO LA RUSSIA. STANISLAV PETROV SI CONVINSE, QUASI SUBITO, CHE SI TRATTASSE DI UN’AVARIA DEL SISTEMA E NON APPLICO’ IL RIGIDO PROTOCOLLO CHE PREVEDEVA DI AVVERTIRE LA LINE DI COMANDO ABILITATA A DARE L’AUTORIZZAZIONE A RISPONDERE CON UNA MASSICCIA RAPPRESAGLIA, OVVERO DECINE DI MISSILI SOVIETICI LANCIATI VERSO GLI STATI UNITI. STANISLAV PETROV EBBE POCHISSIMO TEMPO PER DECIDERE. E’ GRAZIE ANCHE A LUI SE OGGI L’UMANITA’ PUO’ ANCORA VEDERE LA LUCE DEL SOLE.
Aldo Rossi
P.s. fu più tardi chiarito che il sistema di avvistamento era stato “ingannato” da riflessi della luce solare sulle nuvole.
CORRIERE DELLA SERA 21 giugno 2016
