IL DUBBIO E’ UN DOVERE NON UN REATO.

ADRIANO SEGATORI

ALMA NEWS 24.it
Inoltrati nel terzo millennio, è difficile accettare l’idea che il dubbio debba essere difeso, che il pensiero critico debba essere custodito di fronte ad attacchi strumentali ed equivoci. E questa falla, evidentemente, era già presente sotto soglia, ed è stata evidenziata in questo periodo di sedicente pandemia e di controllo totalitario dell’informazione.
Eppure, nonostante decenni di retorica democratica e di enfasi illuministica, siamo arrivati al punto che il portavoce di un pensiero non allineato dev’essere censurato, la sua espressione verbale dev’essere silenziata, le sue osservazioni scritte debbano essere bannate sui social, che la sua presenza – secondo una infelice esternazione di un noto epidemiologo di successo sartoriale – dev’essere bandita per non ridurre il dibattito “ad un pollaio”.
Tutti si gonfiano i pettorali evocando la scienza che, per suo implicito statuto, essa è il problematico, il tentativo, la complicazione. Werner Heisenberg, il padre della fisica quantistica e del principio di indeterminazione, disse un giorno in una conferenza: “Ricordatevi che, quando faccio una affermazione, in questa sono implicite una o più domande”.
Eppure, questi sedicenti scienziati istituzionali che riempiono quotidianamente pagine e video di proclami contraddittori esigono fedeltà assoluta e accettazione cieca del loro verbo.
I miscredenti, gli eretici, i semplicemente perplessi sono trattati da minus habens, da derelitti intellettuali, da miserevoli ignoranti. Quando, poi, non si passa all’insulto diagnostico di demente per un premio Nobel o alla certificazione di follia per la minoranza dissidente. E non basta.
Il dubbio diventa reato, tanto da decretare la sospensione o la radiazione dagli ordini professionali – medici e infermieri, giornalisti no, loro hanno la scorta anche quando documentatamente diffondono notizie false, esagerate, tendenziose “che possono destare pubblico allarme o fuorviare settori dell’opinione pubblica” (artt. 656-bis e 265-bis), quindi perseguibili per legge e condannabili penalmente.
L’operazione in corso appare chiarissima. Da un lato, la patologizzazione del dissenso e dall’altro, se la prima fallisce, la criminalizzazione dei renitenti.
Del resto è scontato. Nessun prestigiatore distribuirebbe al pubblico il libretto di istruzione dei suoi trucchi, così il potere esige che tutti, che la plebe, che il disprezzato popolino, resti ipnotizzato davanti alle manovre dei suoi illusionisti della scienza e giocolieri della disinformazione, con il terrore che qualcuno sveli il raggiro e risvegli le coscienze.
Noi, ovviamente, siamo dalla parte del bambino di Andersen e vediamo l’imperatore nudo come un verme.
Di Adriano Segatori
(Dal Web)

.

Share Button