Ebrei in Trentino, una storia vera presentata dal TGR Trentino Alto Adige il giorno 26 gennaio 2021 alle ore 14. Questo è solo un caso ma simile ad altri mille. Gli ebrei si sono arricchiti con il sangue della povera gente. I padroni del mondo sono ebrei: i banchieri Rochefeller, Rothschild & C. Dietro ogni grande ricchezza ci sono sempre grandi crimini.
La Storia ci presenta gli Ebrei come un popolo perseguitato sin dalla notte dei tempi. Personalmente penso anche che gli ebrei siano stati essi stessi la causa delle loro persecuzioni. Ovviamente, come sempre, fare di tutte le erbe un fascio, non rende mai piena giustizia.
Avendo il predominio culturale, il popolo ebreo si trovò avvantaggiato rispetto agli altri popoli e seppe utilizzare, scaltramente, questa sua posizione. Gli ebrei non si sono mai integrati con i popoli che li hanno ospitati. Fin qui nulla di male ovviamente, se non che, per produrre le loro ricchezze, essi hanno iniziato a sfruttare gli altri popoli anche perché, loro, si ritenevano il “popolo eletto” da Dio. E’ a questo punto che intervengono anche le deformazioni indotte dalla religione ebraica che ha dato man forte a questo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per appagare la loro palese avidità di ricchezza. Le religioni sono, da sempre, i cancri della Storia e la rovina dei popoli; esse sono centri di potere, finalizzati alla sottomissione di persone fragili, senza carattere e con molte paure. Non scandalizzatevi ma è così:
LA LORO FORZA DERIVA DALLE NOSTRE PAURE E DALLE NOSTRE INSICUREZZE.
E’ andata avanti così per qualche millennio e gli ebrei, popolo eletto, oggi, stanno ancora aspettando, dal loro Dio, la Terra Promessa. Nel frattempo, però, in Palestina hanno “sfrattato” il popolo arabo che la abitava da secoli e si sono arrogantemente insediati lì, grazie alla risoluzione ONU N.181 del 1947. ONU: la più grande associazione a delinquere che abbia mai saputo proporci la Storia (N.d.r).
GLI EBREI NELLA STORIA.
Gli Ebrei, in origine, erano un popolo di pastori nomadi organizzati in tribù, piccole comunità di famiglie, imparentate fra loro e guidate da un Patriarca. Secondo la tradizione biblica, la loro storia inizia con uno di questi patriarchi: Abramo, originario della città di Ur in Mesopotamia, il quale si diresse verso la costa mediterranea della Siria, per stabilirsi verso il 1800 A.C. nella terra di Canaan, la terra promessa loro da Dio, quella stessa terra che duemila anni dopo, nel II secolo D.C. i Romani denominarono Palestina. Da tale terra, dopo l’epoca dei patriarchi – Abramo, Isacco e Giacobbe, essi migrarono in Egitto stabilendosi pacificamente in quel paese. Cambiata la situazione politica sotto i faraoni Ramsete II e Merenptah e divenuti vittime di una persecuzione, sotto la guida di Mosè decidono di tornare nella “Terra Promessa”, attraversando il deserto del Sinai. Qui Mosè dà al suo popolo una legge scritta, istituisce una casta sacerdotale, i Leviti e un luogo di culto, l’Arca dell’Alleanza. Da questo momento è ufficiale il culto monoteistico, come evidenziato nelle Scritture. Verso il 1200 A.C. rioccupano la Terra di Canaan. Sotto la guida di Giosuè conquistano prima Gerico e dopo una lunga e sanguinosa lotta riescono a riconquistare Gerusalemme sotto Re David. Dopo la morte di Salomone, successore di David e ultimo re della dinastia ebraica, ha inizio il periodo di decadenza del popolo ebraico. Dopo poche generazioni, infatti, il regno si divide in due parti: Il Regno di Israele e il Regno di Giuda, che in momenti diversi, cadono sotto dominazioni straniere. Comincia così, fin da adesso, la diaspora e consistenti comunità ebraiche risultano in Egitto e già dal 400-300 A.C. in altre aree del Medio Oriente e a Roma stessa.
Con il termine diaspora si intende la dispersione del popolo ebreo in tutte le regioni del mondo.
La diaspora degli ebrei iniziò all’incirca nell’VIII-VI secolo A.C con la loro deportazione da parte degli Assiri e dei Babilonesi.
Verso il 63 A.C. i romani occupano il territorio ebraico e la Giudea diventa, così, una provincia di Roma. Durante la dominazione romana avvengono due grandi rivolte ebraiche nel 70 D.C. e nel 135 D.C. che furono soffocate nel sangue. A seguito di questi terribili eventi, gli ebrei abbandonarono in massa Israele e andarono a cercare fortuna altrove. Ha così inizio la grande diaspora, ovvero l’emigrazione verso il nord Africa, l’Europa e successivamente, verso l’America.
Molte comunità ebraiche a partire dal IV secolo D.C. si stabilirono in varie zone del Medio Oriente, in Spagna, in Francia, in India, in Cina e, quindi, nel corso dei secoli crearono importanti centri di Giudaismo molto attivi.
Gli ebrei, in molti luoghi, possono esercitare solo il commercio della roba usata e praticare l’usura nonché ricevere autorizzazioni a gestire banchi di pegno.
L’intensificarsi della devozione popolare e la crescente irritazione nei confronti dell’usura praticata dagli ebrei culminarono in una serie di espulsioni: dall’Inghilterra nel 1290, dalla Normandia nel 1296, dalla Francia nel 1306, nel 1394 e alla fine del ‘400 dai domini spagnoli, fino a sfociare anche in sanguinose repressioni (Pogrom), spesso istigate da infondate accuse di profanazione delle ostie e di omicidi rituali.
Il IV Concilio Lateranense (1215) stabilisce che gli ebrei devono vivere in quartieri separati (in Italia prenderanno il nome di “Ghetti“) con porte da aprire all’alba e chiudere al tramonto, li esclude dagli uffici pubblici e impone loro di portare un segno di riconoscimento consistente per gli uomini in cappelli di foggia e colore particolare (giallo o rosso) o un disco di panno sul mantello; le donne dovevano avere un velo giallo sul capo, come le prostitute. Queste disposizioni rimangono per lo più inattuate per oltre un secolo.
La peste nera che inizia a diffondersi in Europa nel 1348, è nuovo motivo di persecuzione. Gli ebrei sono, infatti, incolpati di diffondere la malattia avvelenando i pozzi, rimanendone essi immuni. Se la prima accusa è falsa la seconda nasce da un’osservazione probabilmente fondata. Gli ebrei vivono già raccolti e isolati in un unica zona della città (il ghetto – lockdown) e seguono per motivi religiosi, particolari e rigorose norme alimentari e igieniche (Covid 2020). E’ possibile quindi che, proprio grazie a questi elementi, la pestilenza non trovi terreno fertile nelle loro comunità. La calunnia che nasce e si diffonde in Germania, provoca massacri e fughe. Nella sola Germania sono sterminate oltre 350 comunità ebraiche. Molti ebrei fuggono dal centro Europa ed emigrano verso oriente. La Polonia dapprima li accoglie favorendone una propria cultura (Yiddish), poi le autorità e le persone li perseguitano.
Le comunità superstiti tedesche si oppongono con l’opera di alcuni umanisti (Johann Reuchlin) all’opera distruttiva del “Talmud” sollecitata dai Domenicani e dall’ebreo convertito Johannes Pfefferkorn. Lo stesso Martin Lutero dopo averli difesi nella speranza di una loro conversione alla sua fede, li attacca sobillando contro di loro i principi protestanti.
I gruppi che vivevano nella penisola iberica, con l’opera della Santa Inquisizione, sono perseguitati e condannati nella Spagna di Torquemada anche con torture e battesimi coatti (1492).
Nel 1496 sono espulsi dal Portogallo e anche i battezzati coatti, chiamati “Marranos” sono obbligati a lasciare il paese per l’Africa, la Toscana e l’Olanda. Altri trovano rifugio anche nell’Italia settentrionale e in particolare nelle comunità di Venezia, Padova, Ferrara e Mantova. Il numero degli ebrei che vivono nella nostra penisola sale a circa cinquantamila su un totale di 11 milioni di italiani di quel tempo. Nel corso del Medioevo, le legislazioni relative agli Ebrei in Italia sono variabili di luogo in luogo: in alcune località, come ad esempio a Forlì, potevano possedere terreni e fabbricati. Col Cinquecento, però, tale facoltà andò restringendosi ai soli fabbricati. Sempre a Forlì, si tenne, nel 1418, un importante congresso ebraico.
Nel 1492 in Spagna, i re cattolici Ferdinando e Isabella decidono di cacciare dal loro regno tutti gli ebrei che vi abitano. Furono cacciati 300.000 individui. La “nazione ebraica” resta così al bando dalle comunità cristiane per molti secoli. La politica assolutistica del XVII e del XVIII secolo verso le comunità ebraiche è di pura convenienza economica: nei principati tedeschi i vari sovrani vi cercano nuove fonti economiche mediante lotterie e monopoli. Si viene così a costituire una classe di ebrei finanzieri e banchieri creando una sorta di aristocrazia in seno ai correligionari (baroni Rothschild) che continuano a vivere di piccolo commercio, del cambio e dei pegni. Soltanto nel 1781 l’imperatore d’Austria Giuseppe II emana una patente di tolleranza – Toleranzpatent (atto legislativo che concede la libertà di religione ai gruppi non cattolici tra cui gli ebrei chiamati Israeliti), mentre la Rivoluzione Francese pronuncia a sua volta la piena equiparazione degli ebrei agli altri cittadini nel 1791.
La “emancipazione” degli ebrei è successivamente sancita nel corso dell’Ottocento dagli altri Stati europei, tra cui la Prussia nel 1813, il Regno di Sardegna nel 1848, il Regno d’Italia nel 1861, la Gran Bretagna nel 1866, la Germania nel 1870. In Italia, il primo ebreo Presidente del Consiglio fu Alessandro Fortis (1905-1906).
Assai dura per tutto l’Ottocento resta, invece, la condizione degli ebrei in Russia, in cui l’annessione delle province polacche aveva inserito più di un milione di israeliti; l’assassinio di Alessandro II (1881) provoca sanguinosi massacri di ebrei (pogrom), favoriti dal governo, che si ripetono negli anni successivi, provocando migliaia di morti. Con la riorganizzazione degli Stati dell’Europa su base etnica gli Ebrei, senza Stato, diventano facile bersaglio della retorica nazionalista. Il razzismo antisemita prende, poi, nuovo vigore dopo la Grande Guerra, con manifestazioni particolarmente violente in Germania, dove il nazionalsocialismo, stimolato dalla disfatta, addossa agli ebrei e ai socialisti la responsabilità della sconfitta, aprendo la strada all’ideologia di Hitler, che indica negli ebrei la causa di tutte le disgrazie del paese. Gli ebrei, quindi, di nuovo, assumono il “ruolo” di capro espiatorio e Adolf Hitler, applicando sino alle estreme conseguenze i principi del nazionalismo wilsoniano, avviò a soluzione finale l’eliminazione degli Ebrei.
Aldo Rossi

