PPP 25 APRILE 1945…EUTANASIA DI UN POPOLO CHE HA FATTO LA STORIA…?!

25 APRILE 2024
Le generalizzazioni non rendono mai giustizia. Certamente fra i partigiani ci furono persone, poche per la verità, che hanno agito con coerenza e con convinzione. Solo a quelle persone va rivolto il nostro pensiero di deferente rispetto. Ribadisco, non è mia intenzione sminuire il sacrificio e il valore di chi ha condotto la guerra partigiana nel rispetto di veri ideali di libertà ma, allora, i convinti resistenti, rappresentavano un numero veramente esiguo. La stragrande maggioranza, però, era composta di disertori, di delinquenti comuni e di opportunisti che avevano mangiato nel piatto fascista, indossando la camicia nera, fino al giorno prima.
Winston Churchill ebbe a dire, ancora allora: “Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno dopo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure, questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti”.
Da ribadire che il nazismo e il fascismo non sono stati il prodotto dell’evoluzione di una naturale crescita spontanea ma sono sorti a seguito del cosiddetto “Biennio rosso” che ha squassato e sconvolto l’intera Europa, dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e in particolare negli anni 1919-1920.
Sono ormai decenni che i comunisti italiani, partigiani e non, minano le fondamenta della nostra Democrazia e ne attaccano le Istituzioni. Ora, ci sono riusciti, e hanno distrutto il Paese più bello al mondo e a suo tempo, anche la quinta potenza industriale mondiale. Bravi compagni, avete cancellato 3000 anni di storia d’Italia ma…la Storia, questo è certo, riuscirà a cancellare anche voi.
Aldo Rossi
Osservazioni, commenti e invettive a… info@rossialdo.com

POI SONO ARRIVATI I PARTIGIANI COMUNISTI…!
SCRITTA DAL CAPITANO GINO BONOLA
(FILMATO)
ERA IL 2017 A ROMA
ALL’ALTARE DELLA PATRIA DAVANTI ALLA TOMBA DEL MILITE IGNOTO
E NESSUNO DISSE NIENTE…!
SENZA OFFESA PER LE PECORE…!

Sono passati quasi 80 anni dalla “Liberazione” e ancora si continua a mistificare la realtà. Viene occultato il fatto che i veri liberatori sono state le forze americane (assai interessate!), inglesi e russe. Viene enfatizzato, invece, il contributo, più che controverso, dei partigiani e soprattutto dei PARTIGIANI COMUNISTI, Questi ultimi, anche a guerra finita, hanno messo in atto terribili atrocità e stragi di civili, tutt’ora, negate dalla storiografia ufficiale. E’ così che il 25 aprile è diventato essenzialmente l’anniversario della “loro” Resistenza.
Anche quest’anno, probabilmente, la celebrazione sarà monopolizzata dalle fantasie dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e si trasformerà in una esilarante e folcroristica manifestazione arcobaleno. Cortei “all inclusive”, partigiani rossi e bianchi, gay, lesbiche, transessuali, gender generation, immigrati, buonisti di maniera e rappresentanti delle ONG che “lucrano” con il loro losco traffico di esseri umani (profughi). Anche quest’anno la retorica di rito, sarà distribuita gratuitamente dal sistema mediatico asservito e nei discorsi in molte piazze italiane così come avviene ormai da molti anni. Questi mistificatori della Storia, che avrebbero voluto consegnare l’Italia a STALIN, sventolano ora le bandiere arcobaleno e cantano “Bella ciao”. Questi “signori”, con il loro viscido buonismo e con la loro interessata solidarietà, falsa e pelosa, favoriscono, oggi, l’occupazione dell’Italia da parte di centinaia di migliaia di immigrati clandestini. Quanto tempo dovrà passare ancora, prima che si affermi la verità sulla “liberazione” dell’Italia.
GIAMPAOLO PANSA, compianto giornalista e scrittore dichiaratamente di sinistra, ha dato ancora a suo tempo, un notevolissimo contributo alla ricostruzione della verità storica con i suoi libri “IL SANGUE DEI VINTI” e “LA GRANDE BUGIA” ma ancora non basta. Giampaolo Pansa era un onesto intellettuale di Sinistra. Invito le giovani generazioni a leggere anche questi suoi due libri aggiungendo poi la STORIA D’ITALIA di Indro Montanelli e Mario Cervi.
Sono libri non contaminati da ideologie di parte e consentono una visione degli eventi non distorta e deformata dai prisma del pensiero unico ormai dominante.
Vi dice niente il nome ROSARIO BENTIVEGNA?

ROSARIO BENTIVEGNA
ARTEFICE DELL’ATTENTATO DI VIA RASELLA A ROMA.

Fu l’artefice dell’attentato ai militari tedeschi del Battaglione Bozen, avvenuto a Roma, in Via Rasella il 23 marzo 1944. A questo atto criminale seguì la ritorsione nazista che costò la vita a ben 335 italiani inermi (Eccidio delle Fosse Ardeatine). Questo “signore” faceva parte dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica) che altro non erano che unità partigiane del PARTITO COMUNISTA.
In quell’attentato, fu dilaniato dalla bomba anche un povero bambino di 13 anni, PIETRO (PIERO) ZUCCHERETTI, che si trovò casualmente a passare di lì e che nessuno si preoccupò di salvare – Necrologio -. Nessuno degli ideatori di quel gesto criminale pensò di autodenunciarsi alle Autorità tedesche. Chi ne subì le conseguenze, quindi, fu solo la popolazione civile. PARTIGIANI BRAVA GENTE?
A ulteriore chiarimento, possiamo affermare che SALVO D’ACQUISTO fu un vero eroe e non certo Rosario Bentivegna come tenta di farcelo passare la vile e ridicola vulgata partigiano-comunista.
Rosario Bentivegna partecipò anche alla guerra di resistenza jugoslava a fianco del maresciallo Tito. Le centinaia di migliaia di profughi Giuliano-Dalmati sanno, così, chi ringraziare per il trattamento loro riservato, anche da parte dei comunisti italiani che operavano in Jugoslavia.
Vi dice niente il nome ARRIGO BOLDRINI?

ARRIGO BOLDRINI…IL COMPAGNO “BULOW”…!

Con la sua brigata Garibaldi (famigerata brigata Garibaldi…!), il compagno “Bulow”, come egli amava farsi chiamare, anche a guerra finita, ha sparso terrore e morte in tutto il ravennate.
Oggi, i “compagni”, si riempiranno la bocca anche con i nomi dei sette fratelli CERVI ma nessuno vi parlerà, mai, dei sette fratelli GOVONI.
Non voglio certo fare qui, l’apologia del Fascismo ma basta guardare com’è oggi ridotta l’Italia, per mano dei “vincitori” comunisti: hanno demolito i grandi valori etici e morali; hanno demolito la famiglia, la società, la scuola e il lavoro. Anche la Comunità ebraica italiana, sembra abbia capito (non è mai troppo tardi!) chi siano stati veramente i “compagni” che hanno fatto la resistenza. Hanno occupato la scuola e hanno lavato il cervello ai giovani insegnando loro solo la versione “purgata” di quei tristissimi eventi storici. Chiedete anche ai compagni comunisti, dove sia finito l’ingentissimo tesoro di Dongo (alcune tonnellate di lingotti d’oro della Banca d’Italia) e dove sia finita la borsa con i documenti di Mussolini. La cruda realtà è che a distanza di quasi 80 anni non siamo ancora riusciti a ricostituire una  coscienza nazionale basata su veri valori etici e morali condivisi. La verità è che l’Italia è allo sfascio anche a causa del suo enorme debito pubblico creato dai compagni comunisti. Con le loro disinvolte strategie del “tassa e spendi, tanto qualcuno pagherà” hanno demolito anche il tessuto imprenditoriale della nostra amata Italia. Le spese di una situazione così disastrosa, le sosterranno le nuove generazioni e in particolare i giovani che, però, sembra non siano per nulla consapevoli di ciò che succede attorno a loro e continuano a votare a sinistra o, peggio, a non votare.
La cosa più triste è che scorrendo l’intero arco costituzionale, non esiste un solo partito in grado di raccogliere e rappresentare questo enorme disagio degli Italiani. Dopo 80 anni siamo ancora divisi in fascisti e partigiani…!
Una cosa è bene ribadire, la azioni più cruente e più feroci della “guerra partigiana” furono condotte dai PARTIGIANI COMUNISTI che avevano il loro dirigente più accreditato nello “Zar” PALMIRO TOGLIATTI anti-italiano da sempre, e residente in Russia.

PALMIRO TOGLIATTI…”IL MIGLIORE”.
PALMIRO TOGLIATTI…”IL MIGLIORE”
IOSIPH STALIN

Il non compianto ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fu un cucciolo comunista allevato da Palmiro Togliatti.

GIORGIO NAPOLITANO

Vi invito a studiare bene la biografia di Palmiro Togliatti, losco figuro che voleva consegnare l’Italia a STALIN che ha fatto della sua viscerale anti-italianità, la sua bandiera.

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OGNI VOLTA CHE LEGGO QUESTE PAROLE, RIMPIANGO LA POCA MIRA CHE HA AVUTO, A SUO TEMPO, ANTONIO PALLANTE…IL SUO ATTENTATORE.
I PARTIGIANI PER SENTITO DIRE.
PER LA SERIE PARTIGIANI BRAVA GENTE.
ROMA – PIAZZA VENEZIA – UNO DEI TANTI DISCORSI
DI BENITO MUSSOLINI AI PARTIGIANI.
UNDICI CORAGGIOSI PARTIGIANI CONTROLLANO
UNA PERICOLOSISSIMA RAGAZZINA DI 13 ANNI
CHE HA LE MANI LEGATE DIETRO LA SCHIENA.
LA “LOTTA” PARTIGIANA FU ANCHE QUESTO.
PARTIGIANO D.O.C.
TIPICA EROINA DEL RISORGIMENTO ITALIANO

ANCORA QUALCHE PERLA DELLA SERIE PARTIGIANI BRAVA GENTE!

JOLANDA DOBRILLA

23 aprile del 1944.
In quel giorno due partigiani della banda “Manni”, si presentarono a Lugnola di Configni, un paesino in provincia di Rieti, in cerca della giovane capodistriana Jolanda Dobrilla. Nonostante il paese si apprestasse a festeggiare la Madonna di Loreto, gli improvvisati “giustizieri” decisero di agire senza alcuna esitazione. La prelevarono con forza e la trascinarono sui monti all’estremo nord dei Prati di Sotto, le “Prate di Cottanello”.
Qui Jolanda fu uccisa in modo atroce: le venne lanciata contro una bomba a mano ed il suo corpo successivamente dato alle fiamme.
Quel che il rogo risparmiò divenne il pasto dei maiali che pascolavano nella zona. Era consuetudine, per questi individui, usare ogni mezzo possibile per cancellare le prove delle violenze e delle sevizie perpetrate sui giovani corpi delle loro vittime. Ecco i fatti nel dettaglio:
Jolanda aveva appena 17 anni ed era già in forza, come traduttrice, al Comando germanico di Velletri, in provincia di Roma.
A seguito di un violentissimo bombardamento angloamericano che aveva raso al suolo anche il suo comando, Jolanda aveva deciso di ritornare a casa. Il viaggio di ritorno, però, risultò impossibile e così Jolanda si vide costretta a trascorrere quell’inverno, tra il 1943 ed il 1944, sulle montagne di Rieti, amorevolmente ospitata presso la Famiglia Papucci.
Tuttavia la sua bellezza ed il suo conoscere perfettamente una lingua così tanto odiata dalla guerriglia comunista, fecero nascere dei sospetti: “Jolanda è una spia e va eliminata !”
Fu così, sulla base del nulla più assoluto e di un pretesto assurdo, che i Comandi partigiani della zona decretarono la condanna a morte della giovane Jolanda.
Le Autorità della RSI intervennero immediatamente per cercare Jolanda, ma ogni tentativo fu vano.
La scia di sangue di questi “eroi” però non si fermò qui perché il Milite della GNR Primo De Luca, che stava indagando sulla vicenda raccogliendo indizi sui colpevoli, il 9 maggio del 1944, venne catturato e sommariamente fucilato davanti al cimitero di Vasciano di Stroncone, in provincia di Terni.
I nomi degli assassini di Jolanda e Primo furono individuati.
Si trattava dei due partigiani comunisti, della banda Manni facente parte della Brigata “Gramsci”, Francesco Marasco e Luigi Menichelli.
Verranno indagati e giudicati ma, nel 1950, prosciolti dalla Sezione Istruttoria della Corte di Appello di Roma perché il loro atto fu considerato un legittimo “atto di guerra”.
Valentina Carnielli 
Nella foto Jolanda qualche anno prima di essere assassinata.
Guardando questa immagine ci si perde nei suoi meravigliosi occhi e… “dritto un canto verso il cielo, sale alto e prende il volo”.

Matteo Carnieletto
Croce disse (a ragione) che nessuno aveva vinto la guerra. Troppo odio e violenza avevano contraddistinto il nostro Paese. E la scia di sangue sembra non finire mai
“Noi italiani abbiamo perduto una guerra, e l’abbiamo perduta ‘tutti’, anche coloro che l’hanno deprecata con ogni loro potere, anche coloro che sono stati perseguitati dal regime che l’ha dichiarata, anche coloro che sono morti per l’opposizione a questo regime, consapevoli come eravamo tutti che la guerra sciagurata, impegnando la nostra Patria, impegnava anche noi, senza eccezioni, noi che non possiamo distaccarci dal bene e dal male della nostra Patria, né dalle sue vittorie né dalle sue sconfitte. Ciò è pacifico quanto evidente”. Benedetto Croce pronunciò queste parole di fronte all’Assemblea Costituente in occasione della ratifica del trattato di pace, il 24 luglio del 1947. Nessuno vinse il 25 aprile del 1945. L’Italia era libera, certo. Ma a che prezzo? Il Paese era distrutto politicamente ed economicamente. Gli italiani mai così divisi.
L’8 di settembre, infatti, aveva spaccato il Paese in due: 160mila persone avevano deciso di aderire alla Repubblica sociale italiana, 130mila alla resistenza. In mezzo, l’immenso mare grigio degli indecisi, di coloro che stavano da una parte o dall’altra senza prendere apertamente posizione. Di quelli che, seguendo la più italica delle virtù, decisero di stare alla finestra a guardare.
Fu, quello che andò dall’autunno del 1943 alla primavera del 1945, un anno e mezzo di guerrigliarastrellamenti e, anche (forse sarebbe meglio dire soprattutto), violenza gratuita. Da una parte e dall’altra. Solo che per lungo tempo si parlò solamente dei crimini di fascisti e nazionalsocialisti. Giusto e scontato, per carità. La storia, come è noto, la scrivono i vincitori a proprio gusto e, soprattutto, consumo.
La neonata repubblica aveva bisogno di un mito sul quale poggiare e quel mito doveva essere, per forza di cose, quello della resistenza. Tutte le ere politiche, si pensi ad esempio alla nascita di Roma, necessitano di un tributo di sangue: Romolo deve uccidere Remo. Benito Mussolini, l’ormai ex duce, doveva essere brutalmente ammazzato ed esposto all’odio di piazzale Loreto. Un Paese intero aveva bisogno di vederlo non solo morto, ma sfigurato. Bisognava esorcizzare la paura di esser stati con quell’uomo, di essersi fidati di lui, di averlo seguito non per due mesi ma per ventidue anni.
Ed è proprio quello che accadde. La resistenza fu un fenomeno di minoranza (vi parteciparono solamente 130mila persone contro i 160mila volontari della Rsi) e solo dopo la fine della guerra divenne un’epopea. Si cercò in tutti i modi di cancellare i crimini compiuti dei partigiani. Per anni non si parlò, tranne in rare occasioni, del triangolo della morte in Emilia o delle foibe sul confine orientale. La resistenza non poteva esser macchiata da alcun crimine. Nonostante ce ne fossero molti, come ogni guerra, per di più asimmetrica, prevede.
E questo almeno fino al 2003, quando Giampaolo Pansa scrisse Il sangue dei vinti. Quello che accadde in Italia dopo il 25 aprile (Sperling & Kupfer). Il libro, va detto, non portava alcuna verità ulteriore dal punto di vista storiografico. Ma era il nome dell’autore, la sua provenienza da sinistra e la sua potenza mediatica a ribaltare il tutto. Nella prefazione, il grande giornalista piemontese scrive: “Se scruto dentro di me, m’accorgo che sono diventato meno manicheo. Prima ero incline a dividere il mondo in amici nemici. E a distinguere con intransigenza il bene dal male. A proposito della guerra civile, il bene era la Resistenza, il male i fascisti. Oggi non sono più sicuro di questa spartizione netta. Parlo della storia delle persone, naturalmente. Non della grande storia, ossia dello scontro fra democrazia e totalitarismo”.
Ecco, è questo il merito di Pansa. Di aver dimostrato che sotto la grande storia, dove è facile distinguere il bene dal male, esistono le vicende dei singoli, di coloro che, per i più svariati motivi, decisero di combattere da una parte o dall’altra. L’immagine più drammatica, forse, ci è data da quattordici fratelli (7 + 7) che furono brutalmente sterminati. Stiamo parlando dei sette Fratelli Cervi, fucilati dai fascisti il 28 dicembre del 1943, e i sette Fratelli Govoni, seviziati e massacrati a guerra finita dai partigiani della Brigata Paolo. Due famiglie distrutte per mano dell’odio.
Furono in pochi a vincere in quei mesi. Uno di questi fu Giovannino Guareschi, che aveva deciso, per restare fedele al giuramente fatto al re, di finire nei campi di concentramento tedeschi: “Per quello che mi riguarda, la storia è tutta qui. Una banalissima storia nella quale io ho avuto il peso di un guscio di nocciola nell’oceano in tempesta, e dalla quale io esco senza nastrini e senza medaglie ma vittorioso perché, nonostante tutto e tutti, io sono riuscito a passare attraverso questo cataclisma senza odiare nessuno”. Pochi riuscirono a farlo. Ed è per questo che l’Italia non perse solo la guerra. Ma anche se stessa.
(Dal Web)

ROLANDO RIVI – SEMINARISTA

Pietro Morlin
A memoria dei compagni comunisti che cominceranno a starnazzare il 25 aprile i cui nonni partigiani comunisti furono autori di eccidi a guerra finita ne ricordo uno su tutti :il  13 aprile 1945: Rolando Rivi, seminarista di 14 anni, barbaramente torturato e ucciso in una sommaria esecuzione da Giuseppe Corghi e da Delciso Rioli, partigiani della Brigata Garibaldi, appartenenti al battaglione Frittelli della divisione Modena Montagna (Armando) comandata da Mario Ricci (i due furono poi condannati – in tutti e tre i gradi di giustizia – per omicidio a 22 anni di carcere, ma in realtà ne scontarono solo 6 grazie all’Amnistia Togliatti. Da un documento del Ministero dell’Interno, non firmato, datato 4 novembre 1946 e che all’epoca non fu reso pubblico, risulta che «il numero delle persone uccise, perché politicamente compromesse, è di n. 8.197 mentre 1.167 sono state, per lo stesso motivo, prelevate e presumibilmente soppresse». Più DI 8000 morti italiani a guerra finita in patria. CIVILI…!  Ma tutto questo i compagni ogni 25 aprile non lo raccontano .
(Dal Web)

LA BANDIERA DI PALMIRO TOGLIATTI (STALIN)
PARTITO COMUNISTA ITALIANO
EVOLUZIONE DEL SIMBOLO DEL P.C.I. PARTITO COMUNISTA ITALIANO DAL 1945 A OGGI...SE LO CONOSCI LO EVITI…!

È ORA DI CAMBIARE E DI RINNOVARSI…? CERTO…ALLORA FACCIAMOLO.
È giunto il momento di abbandonare le nefaste dicotomie nero-rosso, fascista- partigiano, sudista-nordista, polentone-terrone…?! Allora rimbocchiamoci le maniche e facciamo cadere antichi pregiudizi e luoghi comuni. Ripartiamo e ricostruiamo l’Italia aiutandola a riprendere il ruolo di guida etica, morale e civile che ha avuto nei suoi tre millenni di Storia.
Aldo Rossi

Ora austera, saggia e taciturna contadina dal capo eternamente velato di nero per i suoi figli caduti. Ora spigliata, bella ed elegante ragazza di città, emancipata, vitale e proiettata in avanti“.
“Il 17 marzo del 1861 cessano le divisioni e l’Italia Unita diventa la Madre ideale di tutti noi. L’Italia del Risorgimento, l’Italia degli Arditi del Popolo, l’Italia delle lotte operaie. Ma l’Italia è ciò che sapremo fare di noi, Figlia delle nostre volontà e delle nostre azioni”. “SEI LIBERA, SII GRANDE“.

ORA L’ITALIA NON È…NÈ LIBERA NÈ GRANDE..!

1861…FATTA L’ITALIA ORA BISOGNA FARE GLI ITALIANI…!
NOI STIAMO ANCORA ASPETTANDO…!

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