CHI NON E’ OMOSESSUALE VA RIEDUCATO…?!

ESPOSTO A LATINA IL GIORNO DEL GAY PRIDE

Dario Temperino
La “signora” Cirinnà l’altro giorno, ha affermato che il signore che aveva esposto lo striscione con la scritta “w la f…”, dovrebbe essere RIEDUCATO. Quando l’ho letto non potevo crederci! Questo signore, ha risposto alla “liberale” “signora” con queste parole:
«sono l’autore dello striscione ”w la Figa” esposto dal mio balcone il giorno in cui nella mia città, Latina, si è tenuto il cosiddetto “Gay Pride” e successivamente rimosso a seguito dell’intervento, garbato e professionale, della locale Questura anche se, stranamente, non mi è stato spiegato quali norme avrei violato. 
L’ episodio ha avuto una diffusione assolutamente imprevedibile, ma è interessante e al contempo fantastico, constatare come la senatrice Monica Cirinnà, che dovrebbe essere sommersa e oberata da impellenti, complesse e devastanti incombenze, trovi il tempo per commentarlo a livello nazionale. 
Stupisce che una persona così eclettica nel battersi altruisticamente si scagli in modo antidemocratico, illiberale, intollerante e retrogrado nei confronti di chi rivendica il semplice diritto a testimoniare l’eterosessualità senza aver minimamente mancato di rispetto all’ omosessualità o ad altro. 
Le sue ”garbate“ osservazioni denunciano la mancanza di qualche buona lettura di storia e di cultura generale di base, altrimenti saprebbe che il “programma di rieducazione” da lei tanto anelato, era praticato da uno dei regimi più feroci di tutti i tempi con a capo un signore di nome Pol Pot alla guida dei Khmer Rossi che instaurarono in Cambogia, nella metà degli anni 70, uno stato comunista del terrore che praticava in modo istituzionale e sistematico l’assassinio di massa a paragone del quale Hitler sarebbe passato per un dilettante. 
Con (appena) qualche buona lettura, avrebbe saputo che nei cosiddetti “campi di rieducazione” furono soppressi circa quattro milioni di persone, bambini compresi, mentre a quelli superstiti si insegnava a recidere ogni legame con padre e madre per pervenire, mediante lavaggio del cervello e terrore, ad una sorta di “pensiero unico” che non ammetteva il minimo dissenso, pena la morte. 
Il mio modesto provocatorio dissenso di provincia, se si vuole volgare, non è rivolto ai gay ma alle persone “perbeniste” come lei che, pur proclamando di facciata la libertà di opinione, pretendono tuttavia di stabilire e indicare al popolo cosa sia “politicamente corretto”, quale deve essere, su un qualunque tema sociale, il “pensiero unico” o la cosiddetta cultura “superiore”, quali sono, di contro, le divergenti opinioni da mettere all’indice e censurare. 
Quello che ho scritto sullo striscione – come lei stessa è costretta implicitamente a riconoscere – equivale ad un “W le donne” ma lei preferisce amplificare e strumentalizzare il solo termine gergale di uso corrente così da caricare di assoluto contenuto negativo e spregevole la mia testimonianza diretta invece a rivendicare semplicemente il diritto “naturale” a manifestarsi (anche) eterosessuali. 
Non ho personalmente alcun contenzioso con gli omosessuali, alcuni sono miei amici, ma rivendico il diritto alla parità di trattamento per gli eterosessuali, oggi invece paradossalmente ghettizzati in nome di un ipocrita “protezionismo” a senso unico, tutto sbilanciato a favore di altri orientamenti sessuali. 
Ma soprattutto rivendico il diritto a non pensarla come lei e di poterlo fare liberamente».
(Dal Web)

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