Il 27 giugno 1980 alle ore 20.59, si consumava nei cieli d’Italia, una delle tragedie più misteriose e angoscianti che, la storia recente del nostro Paese, abbia mai conosciuto.
Il volo Itavia IH 870 da Bologna a Palermo con aereo DC9 I-TIGI, precipitava in mare a circa 50 miglia nautiche a nord dell’isola di Ustica. Alle 81 vittime di quella sciagura aerea ed ai loro familiari rivolgiamo un rispettoso e deferente omaggio. Molto è stato scritto in merito a questo gravissimo incidente aereo. Sono state avanzate, da parte di improvvisati “giudici senza toga”, le ipotesi più stravaganti e le illazioni più infamanti. Un velenoso cocktail di presunzione, di ignoranza, di arroganza e di ostentata protervia anche nei confronti del delicato e proficuo lavoro della Magistratura. Talune note frange del contesto politico e socio-mediatico nazionale, si sono sbizzarrite, nel corso di tutti questi anni, a inseguire fantasiose elucubrazioni e ricostruire fantastici scenari di quel tragico evento. Era però evidente che nella ricerca di “una loro verità” su quanto avvenuto a bordo di quell’aereo, si celava in realtà un subdolo tentativo di avvalorare ipotesi accusatorie palesemente insostenibili che, peraltro, nel corso di questi lunghi anni, non hanno mai trovato nemmeno il seppur minimo riscontro indiziario. Il processo che ne è seguito, ha visto, quali principali indagati, i vertici dell’Aeronautica Militare Italiana dell’epoca. I “Generali traditori”, rei di avere programmato ed abilmente nascosto l’abbattimento di un aereo civile, sono stati sottoposti, per anni, ad una vergognosa gogna mediatica in totale spregio di quel nobilissimo dettato giuridico-costituzionale che riguarda il principio di presunzione di innocenza. Ebbene, quel processo si è concluso, dopo qualche decennio, in tutti i suoi gradi di giudizio, con la piena assoluzione di tutti gli imputati perché “il fatto non sussiste”. Alle 81 vittime di quell’incidente aereo vanno quindi aggiunte anche le numerose “vittime” di quel vergognoso, irresponsabile, strumentale e protervo circo mediatico. In tutti questi anni non sono mai stati individuati I colpevoli. Ciò non vuol dire, però, che i veri colpevoli, non ci siano. Anche questo incidente rimarrà senza risposte…e con un grande, inquietante punto di domanda…? Esso troverà posto negli archivi della memoria storica del nostro Paese, sarà consegnato all’oblio e si perderà nella notte dei tempi? Purtroppo, come è già avvenuto per altri tragici eventi della storia italiana, il porto delle nebbie non chiude mai, e di quelle povere vittime rimarrà solo un ricordo sempre più tenue. Nel cuore dei familiari, il dolore, la sofferenza e la solitudine faranno da perenne cornice ad angoscianti interrogativi e a una comprensibile, frustrante grande delusione. Ma…i reati di strage, non cadono mai in prescrizione…!
Il lettore si chiederà il motivo per cui mi permetto di rievocare ed esprimere le mie considerazioni e le mie impressioni su quei tragici accadimenti. Ebbene, il giorno 27 giugno 1980 anch’io ero in volo ai comandi di un altro aereo DC9 Itavia. Solo qualche ora prima, in rotta quasi opposta a quella dell’aereo caduto ho attraversato, infatti, la stessa porzione di spazio aereo ma nulla faceva presagire l’imminente tragedia. Il Destino, cinico e baro, non si limita a colpire alle spalle ma, talvolta, si prende anche gioco di noi…il giorno precedente avevo effettuato ben due voli con il DC9 Itavia I-TIGI poi precipitato in mare il giorno seguente. Il secondo motivo per cui mi sento qualificato ad esprimere le mie riflessioni su questo incidente, deriva dal fatto che per circa dieci anni, fino agli inizi del 1979, ho operato come pilota militare su velivoli caccia intercettori F104S. Sono stato in forza al 22° Gruppo del 51° Stormo Caccia di stanza all’aeroporto di Istrana (Treviso). Conosco perfettamente le dinamiche del volo operativo di un aereo caccia intercettore e posso quindi parlarne con cognizione di causa.
Prima di staccare le ruote dalla pista di decollo, un caccia intercettore della nostra Aeronautica Militare, specie se caricato con armamento reale, deve subire una miriade di controlli e verifiche da parte di più persone. I tecnici addetti alla manutenzione, i tecnici addetti alla linea di volo, gli addetti ai servizi di vigilanza e sicurezza, gli addetti al servizio antincendio, gli armieri, gli addetti alla torre di controllo e molti altri…sono tutte persone che non possono non vedere. Caricare un missile sotto le ali di un velivolo è un’operazione complessa che comporta una serie di autorizzazioni speciali e specifiche. Presentarsi al deposito munizioni di un aeroporto militare per prelevare un missile non è come entrare dal tabaccaio per comperare un sigaro toscano! Se alla fine delle operazioni quel missile non viene riportato in deposito, centinaia di persone ne conoscono il motivo. Una volta in volo, gli aerei (nelle missioni operative con armamento reale gli aerei sono sempre almeno due) vengono guidati sul potenziale bersaglio, dai controllori radar del servizio “guida caccia” competenti per territorio. Prima di attivare il sistema di lancio e quindi “premere il grilletto” i piloti devono, però, eseguire delle particolari procedure di identificazione e di autenticazione dell’eventuale ordine di abbattimento ricevuto (regole di ingaggio). Questa è una procedura che prevede la rapida attivazione e verifica di codici speciali di cui sono a conoscenza solo i piloti e i controllori guida caccia che, in quel preciso momento, stanno operando. L’azione del pilota, quindi, non è limitata alla semplice condotta dell’aereo ma, in previsione del lancio di un missile, il pilota deve eseguire, in corretta sequenza, anche una serie di operazioni che escludono la possibilità del lancio accidentale di un missile “attivo”. La semplice pressione sul grilletto di tiro non provoca, infatti, alcun effetto. Il missile, per partire e attivarsi, ha bisogno di una serie di “autorizzazioni” elettrico-meccaniche da parte dei computers di tiro posti a bordo dell’aereo stesso. Infine, un aereo decollato con armamento reale, al momento del suo rientro alla base madre o su un qualsiasi altro aeroporto militare italiano, viene sottoposto, da parte di più persone, a un’altrettanto severa e ineludibile serie di controlli.

È impossibile non accorgersi dell’eventuale mancanza di un missile. In tempo di pace, le operazioni di volo e la catena di comando e controllo della Difesa Aerea Italiana sono, quindi, molto più complesse e sofisticate di quanto si possa pensare.
Tutte le operazioni sono il frutto di un’altrettanto complessa, attenta e qualificata sinergia che non lascia spazio a margini di errore. Ai fini di una più agevole comprensione di queste mie note, ho volontariamente semplificato la presentazione di queste procedure. Ho utilizzato un linguaggio spero comprensibile, non tecnico. Questa lunga presentazione mi serve quindi per affermare, con la massima serenità, che, in tempo di pace, nell’Aeronautica Militare Italiana, le regole di ingaggio e le relative procedure erano e sono così rigide, cogenti e restrittive che l’ordine di abbattere un aereo civile NON POTEVA E NON POTRA` MAI ESSERE DATO.
Cosa è successo quindi a bordo dell’aereo Itavia la sera del 27 giugno 1980…? Personalmente non ho mai ritenuto condivisibile l’ipotesi di un cedimento strutturale. Le commissioni d’inchiesta ufficiali che si sono succedute nel corso di tutti questi anni hanno ampiamente dimostrato che l’aereo è stato SICURAMENTE interessato da un’esplosione interna come evidenziato da tutte le qualificate perizie tecniche cui è stato sottoposto il relitto.
Da non dimenticare, infine, che il 2 agosto 1980, esattamente 36 giorni dopo Ustica, veniva firmata con il sangue di moltissimi innocenti, anche la strage alla stazione di Bologna. I due tragici fatti sono fra loro correlati? Io non sono in grado di rispondere. Quanto sopra rappresenta unicamente il mio pensiero. Non sono il difensore d’ufficio di nessuno. Questo mio lavoro vuole essere un umile contributo alla ricerca della verità sul caso Ustica. È un lavoro che dedico, in primis, alla mia amatissima Arma Azzurra e a chi sa valutare, analizzare e comprendere con il necessario distacco e la dovuta serenità uno degli eventi più tragici della storia italiana della seconda metà del secolo scorso. Il mio vuole essere anche un invito a non cedere alla rassegnazione, ad avere fiducia nello Stato, nelle sue Istituzioni e nella Giustizia. La verità è figlia del tempo e il tempo è sempre galantuomo.
In questo triste anniversario, rivolgo ancora un doveroso omaggio alle Vittime e un particolare pensiero è per i colleghi Domenico Gatti, Enzo Fontana, Paolo Morici e Rosa De Dominicis componenti dell’equipaggio titolare di quel volo.




RIFLESSIONI FINALI
LA STRAGE DI USTICA FU CAUSATA DALL’ESPLOSIONE, IN VOLO, DI UNA BOMBA POSTA NELLA TOILETTE POSTERIORE DELL’AEREO.
Questo è l’inconfutabile risultato cui sono pervenute TUTTE le Commissioni d’inchiesta nominate per l’analisi del caso. A noi non interessano le elucubrazioni dei “giornalisti da paranza” che hanno avuto il loro capofila più quotato, in Andrea Purgatori. Tutto il polverone sollevato attorno al caso Ustica è stato palesemente mirato all’occultamento delle reali responsabilità collegate in particolare al “Lodo Moro“. Nessuna parte politica può chiamarsi fuori. Tutti sono stati complici del vergognoso silenzio e dell’alone di omertà che ha avvolto questo tragico evento, artatamente nascosto per decenni, dietro il viscido paravento del Segreto di Stato…ora decaduto! Le carte parlano chiaro e sono a disposizione di chiunque presso l’Archivio di Stato a Roma.
Anche la Strage alla stazione ferroviaria di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980, ovvero circa un mese dopo la Strage di Ustica, rientra nel lodo Moro? E la miriade di stragi sui treni e aerei che ha marcatamente caratterizzato gli anni ’80?. In Europa e in Italia gli anni ’80 rappresentarono l’acme del terrorismo palestinese. C’è un libro molto interessante e documentato, scritto da Ugo Gargiulo all’epoca (1985), Capo scalo Procuratore della Canadian Pacific Airlines presso l’aeroporto di Roma Fiumicino. Ugo Gargiulo ha seguito in prima persona tutte le fasi dell’attentato palestinese avvenuto all’aeroporto di Roma Fiumicino il 27 dicembre 1985.
Una rappresentazione, la sua, vissuta in presa diretta sul luogo dell’evento e che lascia trasparire l’umanità e l’empatia che caratterizzano le emozioni e le reazioni solo…delle persone “vere”.


Altra nota assai dolente riguarda la Giustizia Penale e Civile che hanno interessato e trattato il caso Ustica. Siamo arrivati al ridicolo paradosso che le sentenze della Giustizia Penale sono state totalmente ignorate e disattese in ambito della Giustizia Civile.
La Giustizia Penale aveva inequivocabilmente stabilito che l’aereo Itavia era stato oggetto di un’esplosione a bordo e quindi di un attentato e non per colpevole mancata vigilanza e protezione dello spazio aereo da parte delle Autorità italiane. La Giustizia Civile, però, nella persona del giudice Rosario Priore, ha ignorato questa sentenza e ha condannato lo Stato italiano (Noi!) ad attribuire comunque risarcimentI milionari assolutamente non dovutI. Il giudice Rosario Priore era particolarmente affezionato alla teoria del complotto dei Generali dell’Aeronautica Militare Italiana? Ribadisco, ad abbattere l’aereo Itavia, lo dicono tutte le perizie, non fu un missile bensì una bomba posta a bordo dell’aereo stesso. Punto…!
Un’ultima considerazione sulla realtà ITAVIA. Il disastro di Ustica (1980), vedeva l’Italia consegnata ormai da tempo a governi di centro sinistra. L’allora ministro dei trasporti, il socialista Rino Formica, non esitò a revocare le concessioni di esercenza alla Compagnia aerea Itavia ben prima che i giudici, individuati “i colpevoli”, pronunciassero le rispettive sentenze. L’Itavia era una Compagnia aerea privata e quindi, pregiudizialmente invisa alla devastante ideologia assistenzial-nichilista tipica della sinistra italiana.
Aldo Davanzali, l’imprenditore “visionario” fondatore della realtà Itavia, aveva anticipato i tempi che, solo molto, molto più tardi, avrebbero visto sorgere le attuali compagnie di volo low cost. Aldo Davanzali ha rappresentato la forza e la tenacia della vera imprenditoria italiana mirante alla valorizzazione del patrimonio naturale, storico e culturale del Paese Italia. Per ultimo ma per questo non meno importante, la sopravvivenza dell’Itavia avrebbe sicuramente anche evitato la fine triste, squallida e meschina di Alitalia relegata a un misero ruolo ancillare nel trasporto aereo mondiale ed europeo in particolare. Mi fermo qui perché sono sopraffatto dall’emozione.
Aldo Rossi
Giugno 2024

PER CHI DESIDERASSE SAPERNE DI PIÙ SUL CASO USTICA PROPONGO QUESTI LINK:
– PRESENTAZIONE DEL CASO USTICA DEL PROF. ANTONIO BORDONI (27′ min)
– IL “LODO MORO” – CARLO GIOVANARDI INTERVISTATO DA FRANCESCO BORGONOVO (20′ min)
– 19 GIUGNO 2023 2° CONVEGNO ANNUALE SUL DISASTRO AEREO DI USTICA: ARCHIVI APERTI, CARTE DESECRETATE E PISTE TRASCURATE (3h 15′)