GIUGNO-DICEMBRE 2023. ARTICOLI E NOTE INTERESSANTI (in aggiornamento continuo).

Alcuni argomenti interessanti raccolti sul Web.

  1. ESPERIMENTO “UNIVERSO 25”.
  2. MEL GIBSON PARLA DEI ROTHSCHILD.
  3. QUANDO SI DIVENTA VECCHI…?
  4. IL DOLORE DELL’ANIMA.
  5. PERDERE ALLE VOLTE È UN GUADAGNO di PAOLO CREPET.
  6. FATE PARLARE I RAGAZZI.
  7. PAGANINI NON RIPETE.
  1. ESPERIMENTO “UNIVERSO 25”.

Mauro Bertamè è con Daniele Cugnetto.· 

L’esperimento “Universo 25” è uno degli esperimenti più terrificanti nella storia della scienza, che, attraverso il comportamento di una colonia di topi, è un tentativo da parte degli scienziati di spiegare le società umane.
L’idea di “Universo 25” è venuta dallo scienziato americano John Calhoun, che ha creato un “mondo ideale” in cui centinaia di topi avrebbero vissuto e riprodotto. Più specificamente, Calhoun costruì il cosiddetto “Paradiso dei topi”, uno spazio appositamente progettato in cui i roditori avevano abbondanza di cibo e acqua, oltre a un ampio spazio vitale.  All’inizio, ha collocato quattro coppie di topi che in breve tempo hanno iniziato a riprodursi, con conseguente rapida crescita della loro popolazione. Tuttavia, dopo 315 giorni la loro riproduzione ha iniziato a diminuire in modo significativo. Quando il numero di roditori raggiunse 600, si formò una gerarchia tra loro e poi apparvero i cosiddetti “disgraziati”. I roditori più grandi iniziarono ad attaccare il gruppo, con il risultato che molti maschi iniziarono a “collassare” psicologicamente. Di conseguenza, le femmine non si proteggevano e a loro volta diventavano aggressive nei confronti dei loro piccoli. Col passare del tempo, le femmine hanno mostrato comportamenti sempre più aggressivi, elementi di isolamento e mancanza di umore riproduttivo. C’è stato un basso tasso di natalità e, allo stesso tempo, un aumento della mortalità nei roditori più giovani. Poi apparve una nuova classe di roditori maschi, i cosiddetti “bellissimi topi”. Si rifiutavano di accoppiarsi con le femmine o di “combattere” per il loro spazio. Tutto ciò di cui si preoccupavano era il cibo e il sonno. Ad un certo punto, “bei maschi” e “femmine isolate” costituivano la maggioranza della popolazione. Secondo Calhoun, la fase della morte consisteva in due fasi: la “prima morte” e la “seconda morte”. Il primo era caratterizzato dalla perdita di scopo nella vita al di là della semplice esistenza – nessun desiderio di accoppiarsi, crescere giovani o stabilire un ruolo all’interno della società. Col passare del tempo, la mortalità giovanile ha raggiunto il 100% e la riproduzione ha raggiunto lo zero. Tra i topi in via di estinzione, è stata osservata l’omosessualità e, allo stesso tempo, il cannibalismo è aumentato, nonostante il fatto che ci fosse cibo in abbondanza. Due anni dopo l’inizio dell’esperimento, nacque l’ultimo bambino della colonia. Nel 1973, aveva ucciso l’ultimo topo nell’Universo 25. John Calhoun ha ripetuto lo stesso esperimento altre 25 volte, e ogni volta il risultato è stato lo stesso. Il lavoro scientifico di Calhoun è stato utilizzato come modello per interpretare il collasso sociale e la sua ricerca funge da punto focale per lo studio della sociologia urbana. 
Attualmente stiamo assistendo a parallelismi diretti nella società di oggi… uomini deboli e femminilizzati con poche o nessuna abilità e nessun istinto di protezione…
e femmine eccessivamente agitate e aggressive senza istinti materni.
(Edoardo de Blasio)
(Dal Web)



2. MEL GIBSON PARLA DEI ROTHSCHILD

MEL GIBSON

Tutto è magia, o niente.

Nuovi Attacchi a Mel Gibson per il film dei Rothschild-

Mel Gibson ha deciso di colpire il cuore del sionismo e l’agenda globale del Nuovo Ordine Mondiale, dirigendo un film sulla famiglia Rothschild, una famiglia di banchieri che è dietro il movimento sionista, lo Stato di Israele, e controlla il settore bancario, le organizzazioni globali da 200 anni creando denaro debito, il cosiddetto Fiat Money.
Questi banchieri ebrei, hanno indebitato il mondo intero attraverso organizzazioni come la Bank of International Settlements e la Banca Mondiale, attraverso organizzazioni globali come le Nazioni Unite, il CFR, il Gruppo Bilderberg, e il World Jewish Congress, prendendo il controllo totale del mondo..
Ogni singola menzione della famiglia Rothschild, porta tempeste di accuse di antisemitismo e propagazione di teorie cospirative antisemite, i media di tutto il mondo hanno già dichiarato guerra al regista, vogliono fermare la produzione del film, e punire lo stesso Mel Gibson.. SIAMO CON TE MEL

3. QUANDO SI DIVENTA VECCHI…?

Giovanna Garbuio

L’altro giorno, una ragazza giovane mi ha chiesto: “cosa provi nell’essere vecchia”?
Mi ha sorpreso perché non mi sono mai pensata o sentita vecchia. Quando la ragazza ha visto la mia reazione, si è dispiaciuta, ma le ho spiegato che era una domanda interessante. E poi ho riflettuto: ho pensato che invecchiare è un regalo.
A volte mi sorprende la persona che vedo nel mio specchio. Ma non mi preoccupo di lei da molto tempo.
Io non cambierei nulla di quello che ho per qualche ruga in meno ed un ventre piatto.
Ho visto alcuni cari amici andarsene da questo mondo, prima di aver goduto della libertà che viene con l’invecchiare.
Non mi rimprovero più! Mi sento finalmente nel mio diritto di essere disordinata, stravagante anche indisponente a volte e trascorrere le mie ore leggendo libri.
Finalmente posso permettermi di essere contemporaneamente orso e una brillante compagnia, senza preoccuparmi di cosa penseranno gli altri.
È vero che attraverso gli anni il mio cuore ha sofferto per la perdita di una persona cara, ma è la sofferenza che ci dà forza e ci fa crescere se la sai osservare con apertura e comprensione.
Sono orgogliosa di aver vissuto abbastanza per far ingrigire i miei capelli e per conservare il sorriso della mia giovinezza, di quando ancora non c’erano solchi profondi sul mio viso.
Orbene, per rispondere alla domanda con sincerità, posso dire: mi piace essere vecchia, perché la vecchiaia mi rende più saggia, più libera!
So che non vivrò per sempre, ma mentre sono qui, voglio vivere secondo le mie leggi, quelle del mio cuore. Non voglio lamentarmi per ciò che non è stato, né preoccuparmi di quello che sarà.
Nel tempo che rimane, semplicemente amerò la vita come ho fatto fino ad oggi!
(Dal web)


4. IL DOLORE DELL’ANIMA.

Poesia e Serenità

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Incredibile come il dolore dell’anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell’anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare…
Oriana Fallaci.

5. PERDERE ALLE VOLTE È UN GUADAGNO – PAOLO CREPET.

PAOLO CREPET

Patrizia DAnnibale

 “Sulla base della mia esperienza, posso dire che ci sono state delle perdite, sia nella mia vita professionale sia in quella privata, che con il tempo ho capito che erano ‘benedette’. Lì per lì fanno male, bruciano e si vede solo l’aspetto negativo, ma con il distacco temporale si arriva a pensare che è stata una fortuna aver perso quell’occasione o quella persona. Alla luce dei fatti, spesso le situazioni che sembrano negative in realtà sono il trampolino di lancio per tante altre cose più appaganti e soddisfacenti” 
Paolo Crepet

(Dall’archivio)
Bisogna avere il coraggio di ricominciare per non vivere in cantina

6. FATE PARLARE I RAGAZZI.

Professor X· 

Fate parlare i ragazzi! Sapete di cosa hanno bisogno i giovani? Di parlare! A casa, in famiglia, a scuola dovete farli parlare! 
Ricordo che una volta andai a fare una supplenza in una classe di seconda media. Era l’inizio di settembre e dissi i ragazzi: «facciamo un tema oggi. Raccontatemi cosa avete fatto durante le vacanze». Questo compito mandò la classe in confusione. «Ma cosa devo scrivere, prof?» non facevano che chiedermi. Sì, perché questi ragazzi, mi resi conto con orrore quando lessi i loro temi, non sapevano scrivere. Vi ricordate dei temi che facevate in classe? 
I maestri di una volta sapevano che quando scrivi un tema, devi argomentare, analizzare i pro e i contro di un argomento, sviscerarlo. Impari cioè a ragionare. Il tema aiuta i ragazzi a formare un pensiero creativo-deduttivo; i test a crocetta ti dicono solo se un ragazzo ha memorizzato il libro di testo. Ecco, ci sono ragazzi che, al termine del liceo, non sanno scrivere neppure una lettera.
Ma il vero problema non è che i ragazzi non sanno scrivere ma che non sanno parlare! E non soltanto i ragazzi! Perché oggi la gente commenta le notizie che vede al telegiornale, usa il telefono, chiacchiera, ma non parla! Cosa fanno la maggior parte delle famiglie quando stanno a casa? Si riuniscono davanti la televisione. Ascoltano. Commentano. Guardano. Ma ascoltare, guardare e commentare non significa parlare!  Quando guardate la televisione, «parlare non è più qualche cosa che si fa, ma qualche cosa che si riceve.» 
Qualcun altro parla e pensa al posto tuo, e tu fai da cassa di risonanza. Ti limiti ad essere uno spettatore. Non impari a parlare. E se non sai parlare, puoi ascoltare, annuire ed assentire, ma non puoi esprimere il tuo disaccordo, perché nessuno ti ha insegnato a farlo. Volete cambiare la società? Fate questo dono ai giovani: il dono della parola! Perché un ragazzo che sa parlare, diventerà un adulto che obietta, potrà essere cioè il «peso che inclina il piano».

G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X  (Cari amici, con un senso di commozione vi comunico che il mio romanzo Clodio è alla sua ultima ristampa. Se vi piacciono la storia e la filosofia, vi lascio il link per leggerne un estratto gratuito: https://www.amazon.it/Clodio-G-Middei/dp/8832055848
#istruzione #scuola #cultura #media
(Dal Web)

7. PAGANINI NON RIPETE

NICCOLÒ PAGANINI

Lucia Rossi

Paganini non ripete!

Paganini lo disse una sola volta, nel 1818, al Teatro Carignano di Torino, quando CarloFelice di Savoia gli chiese il bis.
La risposta non piacque al futuro Re, che negò a Paganini il permesso di continuare il concerto, fece annullare le esibizioni già in programma e gli vietò di tenere altri concerti in tutto il Regno. Ma Paganini non voleva essere sgarbato, intendeva semplicemente dire che non poteva farlo perché le note che faceva uscire dal suo violino erano quasi tutte improvvisate, quindi irripetibili.
Talentuoso, istrionico, amante degli eccessi, sempre lontano dalle convenzioni, Niccolò Paganini non è stato soltanto uno dei più grandi violinisti mai esistiti, ma anche un personaggio sregolato e stravagante.
Nonostante il suo aspetto, capelli lunghi e scarmigliati, grande naso ad uncino, bocca incavata per mancanza di denti, magrissimo, pallido, claudicante, una spalla più alta dell’altra, vestito sempre di nero e con occhiali scuri, il musicista piaceva alle donne. «Non sono bello, ma quando mi ascoltano, le donne cadono tutte ai miei piedi», diceva a tal proposito lui stesso.
Al suo fascino cedettero perfino Elisa e Paolina Bonaparte, sorelle di Napoleone.
Solo la tormentata relazione con la cantante Antonia Bianchi gli procurò una delle più grandi gioie della vita: il figlio Achille. Venuto alla luce nel 1826, tre anni dopo il piccolo venne abbandonato dalla madre, che in cambio di duemila scudi rinunciò definitivamente a ogni rivendicazione sul bambino.
Paganini si occupò di lui con dedizione e amore incondizionati, vedendo ricambiato il suo affetto anche nei momenti più difficili.
Paganini imitava i suoni naturali, il canto degli uccelli, i versi degli animali, i timbri degli strumenti, come il flauto, la tromba e il corno.
La bravura era tale che presto si diffusero dicerie su un presunto patto con il diavolo per favorire il successo. Alcuni giuravano di avere visto il demonio muovere l’archetto del violino, mentre Paganini era sul palco.
Nato a Genova nel 1782 da una modesta famiglia, Paganini inizia presto a rapportarsi con il mondo della musica su spinta del padre, che lo costringe, fin da piccolo a suonare parecchie ore al giorno. E’considerato un talento precoce ed un autodidatta, in quanto i suoi due maestri furono di scarso valore e non ricevette che una trentina di lezioni di composizione da Gaspare Ghiretti.
Da piccolo viene colto da una forma violenta di morbillo e, forse colpito da encefalite, viene considerato morto quando cade in crisi catatonica. Avvolto in un sudario e iniziato il servizio funebre, viene notato il piccolo movimento di una mano che gli permette di sfuggire a una prematura sepoltura.
Nel 1800, raggiunti i 18 anni, è così bravo col violino che si può permettere di saltare il conservatorio per andare ad insegnare alla Corte di Lucca. Poi si interessa anche alla chitarra e ne diventa un virtuoso nel giro di un anno. Nel 1813 tiene concerti in molte località, girando per 3 volte tutta l’Italia e riceve il riconoscimento dei critici come primo violinista al mondo e siamo appena ai suoi 31 anni.
Intanto la sua salute peggiora. A volte è colpito da accessi di tosse proprio mentre suona e ciò gli impedisce di tenere concerti. Venti medici illustri sono interpellati sulla sua salute, ma non combinano niente di utile, anzi, lo massacrano con mercurio, oppio, latte d’asina e i soliti salassi, purganti che lo riducono ancor peggio.
Però Paganini è ostinato e non si arrende: prosegue nella carriera ottenendo consensi unanimi e finalmente nel 1828 si reca a Vienna, dove riceve dall’Imperatore Francesco II la nomina a “Virtuoso di camera”.
Nella primavera del 1840, in evidente deperimento organico, compaiono astenia e gonfiore agli arti inferiori per insufficienza renale, soffre di forti cefalee, con la tosse espettora sangue e ha una laringite tubercolare che lo riduce afano. Riesce a comunicare con l’amato figlio Achille, quasi quindicenne, a mezzo di bigliettini scritti con le dita malferme.
Muore nel 1840 a Nizza, in casa del presidente del Senato, cinque mesi prima del suo cinquantottesimo compleanno. A Paganini non fu concessa la sepoltura in terra consacrata a causa di un probabile “malinteso” occorso qualche giorno prima della morte con il prete, Don Caffarelli, inviato dal Vescovo.
Il sacerdote, poco sincero, aveva riferito di un malato arrogante che alla fine lo avrebbe scacciato; e, inoltre, che nella casa non vi fosse alcun segno «né di religione, né di cristiano»; anzi, che ci fossero quattro quadri indecenti – copie, a dire il vero, di celebri dipinti custoditi in Vaticano – «e tra questi una Venere in atto il più turpe e disonesto» (V. Castiglioni, Paganini: biografia, La Pilotta, Parma 1982, p. 183).
Mentre il figlio Achille e molti illustri amici di Paganini si rivolgono al Re Carlo Alberto ed al Papa Gregorio XVI perché il grande artista possa ricevere degna sepoltura, il suo corpo viene imbalsamato con il metodo Gannal e il feretro rimane per parecchio tempo nella stanza del decesso, salvo poi essere trasportato nelle cantine dell’abitazione.
Il Maestro verrà successivamente trasferito dopo numerose vicissitudini presso il cimitero di Gaione. Soltanto cinquant’anni dopo la morte, il beato Guido Maria Conforti , Vescovo di Parma, lo tumulerà nel cimitero monumentale della Villetta di Parma dove tuttora riposa.
(Dal Web)

Immagine. Ritratto di Nicolo Paganini di Andrea Cefaly. Conservatorio di Musica, San Pietro a Majella, Napoli.

Fonti:
superando it
antonioblunda wordpress com
biografieonline it Paganini
sangiovannirotondo it –
parmateneo it –
sette muse it musica Nicolò
linvito net – la tosse di Paganini.
thrillerstoriciedintorni it –
lunanuovacq it Paganini le esequie negate.

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