SAPER PIANGERE QUANDO SERVE, E’ IL VERO SEGNO DI FORZA E DI EQUILIBRIO INTERIORE.

Rosaria Russo

Per piangere, nella nostra cultura, ci vuole coraggio di ascoltarsi, di entrare in contatto con la tristezza, di dare spazio a questa affinchè si possa mostrare nella sua forma più pura, far in modo che il giudizio non blocchi il flusso e infine lasciare che le goccioline dagli occhi visitino il volto.
Credete ancora che piangere sia per deboli?
Anche Achille e Priamo, nonostante siano due personaggi potenti e coraggiosi, nella parte finale dell’Iliade si abbandonano al pianto.
“Ma che mi piangi” , “non si piange” sono le frasi che tutti noi abbiamo ascoltato almeno una volta nella nostra vita. In una società basata sull’apparenza, le emozioni maggiormente accettate sono la gioia e l’allegria. E questo rende difficile manifestare tristezza o dolore. Molti soggetti per adeguarsi alle aspettative comuni reprimono i loro stati d’animo richiudendosi in una sorta di guscio, ma ciò è estremamente pericoloso a livello psicologico per il singolo individuo.
Le emozioni non sono tutte uguali, né trovano lo stesso grado di accettazione nella nostra società. L’emozione più accettata è la felicità, fondamentalmente perché è un segno di sicurezza e di successo. Per questo ci vediamo costretti a fingere di essere felici, rispondendo che stiamo bene e sorridendo anche quando dentro siamo distrutti.
Una società che esige che siamo sempre felici e disposti a conquistare il mondo è ingiusta, perché non funzioniamo così. 
Spesso siamo tristi. Stigmatizzare la tristezza serve solo a farci sentire peggio, a farci pensare che non siamo abbastanza forti da affrontare i problemi.
Nasciamo piangendo come segno di vitalità.
Da bambini ci capita spesso di piangere. Era il nostro modo più efficace per comunicare un dolore o un malessere, oppure una paura. Crescendo impariamo.
Non piangiamo più, ci tratteniamo. In realtà piangere è il modo più efficace per buttare fuori le emozioni forti, la tensione, persino la gioia e la commozione.
Gli unici a piangere per ragioni emotive siamo noi umani. La nascita del pianto legato alle emozioni ha rappresentato un fondamentale passaggio evolutivo nella storia dell’uomo. Una ragione in più per non vergognarsi mai di piangere. Non dovremmo mai bloccare il nostro pianto né interpretarlo come un segno di debolezza.
Piangere come passaggio evolutivo cruciale dell’uomo.
Michael Trimble, neurologo dello University College London’s Institute of Neurology, nel suo libro intitolatoWhy Humans Like To Cry” identifica il piangere come passo fondamentale nell’evoluzione dell’uomo. Secondo Trimble gli uomini avrebbero iniziato a piangere per dimostrare le proprie emozioni prima ancora di iniziare a usare il linguaggio parlato.
Il neurologo sostiene che il momento in cui la lacrima è divenuta un grido di aiuto e un segnale di sofferenza emotiva sia stato fortemente collegato con la nascita dell’auto consapevolezza e con la crescita del cervello sociale. La lacrima insomma rappresenta uno spartiacque emotivo nell’evoluzione umana che ha iniziato anche ad affermarsi con il crescere dell’empatia verso gli altri esseri della nostra specie. E la consapevolezza che questi possono magari andarsene per sempre.
Il pianto umano nasce come attaccamento emotivo agli altri individui, incoraggiato da una mimica facciale che negli umani è divenuta sempre più sofisticata con il passare del tempo.
Le lacrime contengono una grande quantità di elementi chimici in grado  di comportarsi come messaggeri olfattivi, impercettibili ma sicuramente efficaci. Il pianto dunque come elemento di comunicazione emotiva ed affettiva, come strumento relazionale e segno di forza, non di debolezza.
Piangere e salute mentale.
Secondo l’eminente psicologo Daniel Goleman quando tratteniamo le lacrime, sono le nostre emozioni che lottano per esprimersi, reprimiamo la nostra rabbia e la nostra tristezza in modo da subire gli effetti di quest’ultima. Secondo il dottor Frey, biochimico e capo del dipartimento di psichiatria del Ramsey Medical Center, le lacrime sono un processo che consente al corpo di rilasciare tossine indotte dallo stress emotivo. In effetti, le lacrime secrete durante una situazione emotiva dolorosa sono cariche di proteine ​​e ormoni legati allo stress (ACTH e prolattina), pertanto, l’esperto ritiene che le lacrime aiutino a calmare lo spirito. Piangere è catartico.
Sigmund Freud è stato il primo a realizzare degli studi sul pianto. Il padre della psicoanalisi.
Quando le parole diventano difficili da esprimere, il corpo può assumere il controllo e definire determinate emozioni; le lacrime sarebbero quindi un modo per evidenziare la sofferenza e il bisogno di consolazione.
Alleviano alcune forti emozioni.
Quando si verifica un sovraccarico emotivo correlato a stress, angoscia o persino gioia,  il pianto aiuta a liberare tutte le tensioni interne e ripristinare l’equilibrio emotivo.
(Dal Web)

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