GLI EBREI A VENEZIA NEL ‘500.

VENETI nel tempo
Antonella Todesco

I “MARRANI”…Attorno alla metà del ‘500 subentrò un nuovo elemento importante per i rapporti tra Venezia e gli Ebrei: i cosiddetti “marrani”. Essi provenivano dalla Spagna accusati di essersi fatti cristiani  ma di essere rimasti segretamente ebrei, ebbero dagli spagnoli il nomignolo di “marranos” (maiali). Anche a Venezia la loro sincerità era sospetta e si temeva l’insorgenza della fanatica intolleranza che colpiva brutalmente in molti stati della penisola italiana. Così avvenne per esempio ad Ancona nel 1556 quando Papa Paolo IV ordinó l’arresto di tutti gli ebrei convertiti, ventiquattro dei quali furono arsi sul rogo.
La più grossa organizzazione d’affari di questi ebrei convertiti  era quella della famiglia Mendes i cui membri operavano in grande stile ad Anversa, Lione e Lisbona. Poco dopo il 1536 alcuni dei “marrani” dell’organizzazione, per sfuggire ad un’inquisizione modellata su quella spagnola, arrivarono a Venezia.
Il capo della famiglia Mendes, che aveva assunto con il battesimo il nome di Joseph Nasi trasferì il centro delle sue operazioni a Costantinopoli ma mantenne uno stretto rapporto con gli ebrei convertiti di Venezia.
Le sue operazioni commerciali erano una minaccia per il commercio veneziano ch’egli cercava di battere il più possibile tramite rapporti d’affari con altre città in cui esistevano colonie ebraiche o di convertiti.
Il Nasi divenne ben presto nemico di Venezia anche in politica. Assurto a massimo finanziere e appaltatore d’imposte dell’imperatore ottomano, fu onorato col titolo di duca di Nasso, titolo che prima apparteneva ad una famiglia veneziana e fu considerato il principale istigatore dell’invasione turca di Cipro nel 1571. La Repubblica, da sempre tollerante verso gli ebrei, finí per bandire i “marrani” dalla città.
Da Costantinopoli l’inviato veneto riferiva che i veneziani erano costretti a vendere le loro merci agli ebrei i quali cospiravano per abbassarne i prezzi. In Egitto essi acquistavano in blocco  le spezie obbligando i mercanti a comprare da loro.
Fu per far fronte a questa concorrenza che Venezia, nel 1555, trasferì la sua  colonia e consolato da Alessandria al Cairo. Queste rivalità  fomentarono una sorta di antisemitismo inasprito dai legami di ebrei e marrani con i mortali nemici della Repubblica: i Turchi, e quando nell’Arsenale veneziano, alla vigilia della guerra di Cipro, vi fu un’esplosione e un incendio disastrosi, gli ebrei furono accusati di esserne gli autori.
Dopo la morte del duca di Nasso e del sultano presso il quale aveva goduto di grande influenza, le relazioni di Venezia con gli ebrei migliorarono guadagnandosi in certi casi i favori dello Stato. L’antisemitismo si affievolì; i cristiani iniziarono a frequentare di più il Ghetto assistendo a concerti e spettacoli vari mentre gli ebrei frequentavano le sale da gioco, i teatri, le regate e altre manifestazioni cittadine. Il numero degli ebrei crebbe e si dovettero costruire casamenti più alti. Il Ghetto di Venezia si distinse non solo architettonicamente, ma intellettualmente e i rabbini di Venezia furono riconosciuti dalle altre comunità ebraiche come i più autorevoli.
Da : “Storia di Ve” F.Lane
(Dal Web)

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