A CENTO ANNI DALLA FINE DELLA GRANDE GUERRA: LA POLITICA, LA RETORICA E L’IMBECILLITA’.

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INTRODUZIONE

Dopo la fine della Grande Guerra, alla Conferenza di pace di Parigi, con il Trattato di Saint Germain En Laye del 10 settembre 1919 e a seguito della creazione della nuova situazione geopolitica, l’Austria dovette cedere all’Italia anche il Trentino e l’Alto Adige fino al passo del Brennero (foto 1  foto 2  foto 3) Queste foto sono state scattate da mio Padre nel 1926. Seguirono anni assai difficili per quelle Terre e in Alto Adige, in particolare, fu condotta dal Governo Fascista una pesante e profonda azione di italianizzazione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’Accordo di Parigi del 1946 De Gasperi-Gruber, è stata sancita la sovranità italiana sull’Alto Adige. E’ stata conferita autonomia amministrativa alle province di Trento e Bolzano con ampi ambiti di competenza e di autogoverno e furono istituite una serie di misure volte alla tutela della minoranza di lingua tedesca. In seguito, nel 1948, è nato il primo Statuto di Autonomia per il Trentino Alto Adige. Nel 1959 la questione altoatesina fu condotta e trattata anche in sede ONU al fine di trovare una soluzione alle divergenze esistenti in merito all’applicazione del Accordo di Parigi De Gasperi-Gruber. Il problema si trascinò, così, fino ai primi anni ’60 che conobbero l’acme del lugubre e nefasto terrorismo secessionista altoatesino. Negli anni ’60 vi furono ben 361 attentati dinamitardi con 31 morti e 57 feriti fra i militari e i civili Italiani caduti vittime del terrorismo nazista altoatesino (CIMA VALLONA, MALGA SASSO). Io stesso, studente pendolare a Trento, in quegli anni, sono miracolosamente scampato a un attentato al deposito bagagli della stazione ferroviaria di Trento. Fra il 1962 e il 1969 nacque, poi, il cosiddetto “Pacchetto per l’Alto Adige” rappresentato da un provvedimento elaborato dai governi italiano e austriaco per l’attribuzione  dell’autonomia politica e linguistica dell’Alto Adige. Nel 1972 fu, quindi, prodotto il secondo Statuto di Autonomia in base al quale coesistono tutt’oggi, in modo pacifico, anche se non esente da tensioni, le popolazioni di lingua italiana, di lingua tedesca e di lingua ladina. Oggi la popolazione del Trentino Alto Adige supera di poco il milione di abitanti con una leggera prevalenza numerica per gli abitanti dell’Alto Adige. Stando ai dati (2015) della Ragioneria Generale dello Stato, per ogni cittadino altoatesino lo Stato italiano spende 8864 euro all’anno; per ogni cittadino trentino l’importo annuale è di 7638 euro mentre la media a livello nazionale è di circa 3600 euro anno (Quotidiano di Trento “TRENTINO” 1 febbraio 2016). Io non sono un economista ma vorrei tanto saper leggere dietro le palesi evidenze di queste cifre. Anche in passato, molti politici italiani, hanno fanno esplicito riferimento ai modelli di governo delle due Provincie Autonome di Trento e di Bolzano auspicando l’esportazione degli stessi a tutta la realtà politica italiana ma chissà perché, però, questi “efficientissimi modelli esportabili” non sono mai riusciti a superare nemmeno lo snodo autostradale di Trento sud. Trentino Alto Adige oasi di pace, di serenità, di tranquillità, di benessere e di efficienza? Non è tutto oro ciò che luccica! Io vivo in provincia di Trento ma vi posso assicurare che l’aspetto burocratico-funzionale di taluni uffici provinciali richiama alla memoria l’eccellente funzionalità della burocrazia borbonica. I numerosi U.C.A.S. (Uffici Complicazioni Affari Semplici) sparsi su tutto il territorio ne sono una dimostrazione. La grande imprenditoria trentina, come peraltro riportato anche in autorevoli ambienti, non conosce il rischio d’impresa: finti imprenditori incapaci di scelte coraggiose e di guardare oltre. I  privilegi (loro li chiamano vantaggi!) e “l’assistenzialismo mirato” (loro lo chiamano solidarietà!), due tipicità inconfutabili dei suddetti modelli, si fermerebbero definitivamente non oltre la stretta di Borghetto, ovvero solo qualche chilometro a sud di Trento.  Assieme ai “modelli esportabili” dovrebbero, infatti, essere trasferiti anche i due “Principi regnanti” con le loro corti di vassalli, valvassini, valvassori, giullari, menestrelli, saltimbanchi, nani, ballerine e dame di compagnia. I servi della gleba rimarrebbero necessariamente a casa. La piccola vera e sana imprenditoria locale, infatti, “antiparassitario” per eccellenza, non troverebbe posto sulle carrozze dell’allegro  convoglio perché essa é completamente sconosciuta ed estranea agli “efficientissimi modelli” da esportazione. Lascio al lettore le considerazioni e le riflessioni del caso. Dopo questa cruda e sommaria rappresentazione della realtà politico sociale del Trentino Alto Adige è doveroso introdurre, quale oggetto specifico di questo post, anche la delicatissima problematica relativa al corpo paramilitare   armato degli SCHÜTZEN che sono suddivisi in circa 400 Compagnie sparse su tutto il territorio delle due Province Autonome di Trento e di Bolzano. Da evidenziare e stigmatizzare fermamente il fatto che ogni Schütze dispone di una carabina Mauser 98K (foto4 foto5), arma già in dotazione ai militari tedeschi della Vermacht e alle più tristemente note S.S. di Adolf Hitler. Dette carabine, considerate armi di “interesse storico”,  sono tutt’oggi utilizzate dagli Schützen per sparare a salve durante le cerimonie ma è sufficiente cambiare il tipo di cartuccia per trasformarle in micidiali strumenti di morte!                                         TGR Trentino AltoAdige 8 dicembre 2015 ore 19.35

Aldo Rossi

SCHÜTZEN: CHI SONO? COSA VOGLIONO? Per circa quattro secoli, dal 1511 al 1918, gli Schützen sono stati una milizia volontaria asburgica che aveva il compito di difendere il Tirolo. Il “Tirolo storico” comprende le Terre che oggi costituiscono il Tirolo austriaco, l’Alto Adige e il Trentino. Il Corpo degli Schützen fu riconosciuto ufficialmente nel 1700, sotto il regno di Leopoldo I d’Asburgo. Per il ruolo avuto nella Grande Guerra, specie contro i nostri Alpini, nel 1917 gli Schützen ottennero il titolo di “Bersglieri Imperiali”. Oggi gli Schützen sono suddivisi in circa 400 (quattrocento) Compagnie che, di folcroristico, hanno ben poco. Sono migliaia di uomini armati ognuno con la micidiale carabina Mauser 98K che rappresenta uno dei simboli dell’oppressione in Europa nel secolo scorso. Nei giorni 8 e 9 agosto 2015, con l’Italia in piena ipnosi ludico vacanziera, questi “signori”, hanno posizionato sulle nostre montagne, lungo tutto il vecchio confine austroungarico, ben 74 croci in acciaio cor-ten ad altissima resistenza (fotofoto2), a ricordo non di tutti i caduti ma solo dei loro caduti. I giorni prescelti sono frutto di un’azione mirata e vile che ha anche potuto fruire di un silenzio mediatico pressoché totale. La verità è che con l’apposizione di quelle croci, lungo tutti i 400 km del vecchio confine austroungarico, gli Schützen hanno voluto in realtà marcare il territorio così come solitamente fanno gli animali. E’ bene ribadire che quelle croci NON sono a ricordo di tutti i caduti, come qualche infido ciarlatano vorrebbe farci credere, ma ricordano solo i loro caduti (targa su ogni croce). Su quelle croci, infatti, è stato scritto in modo inequivocabile e in ben quattro lingue: “IN RICORDO DEI NOSTRI STANDSCHÜTZEN TIROLESI“. Come riportava Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera 23 maggio 2015, anche lo storico di lingua tedesca Leopold Steurer, ebbe a dire tempo fa che “Il presente degli Schützen è il loro passato mai rielaborato criticamente. I legami col nazismo mai rinnegati e sempre taciuti“. Sempre Steurer fu durissimo con coloro che rifondarono le compagnie nel secondo dopoguerra: “La maggior parte di quella generazione aveva combattuto da volontario nell’esercito hitleriano. Erano tutti pluridecorati con croce di ferro di prima e di seconda classe” e rincarando ancora la dose, aggiunse anche: “Per tutti gli anni ’80 gli Schützen sono stati in prima fila ai raduni neonazisti“. Le compagnie Schützen sono, quindi, delle vere e proprie pericolose bande armate filo-austriache, con evidenti simpatie paramilitari filo-naziste e finanziate, lautamente, anche con soldi pubblici italiani. Questi “signori” affermano anche spudoratamente che: “Noi Schützen vogliamo solo il bene della nostra Heimat (n.d.r. Patria) La Nostra Patria è quella austriaca“. Il totale rifiuto dell’identità italiana è proprio un bel modo per tentare una riconciliazione e per ricucire ferite ancora aperte a distanza di 100 anni!? Austriaci per opportunità e Italiani per convenienza? Questo chiedetelo ai nostri “politici” di governo che sono disposti a tutto, pur di recuperare anche qualche voto sudtirolese, alla lugubre e sgangherata politica italiana. Il silenzio di tutti coloro che avrebbero dovuto intervenire per impedire di fare posizionare quelle 74 croci sulle nostre montagne è, quindi, un silenzio intriso di funesta complicità. Qualcuno ne dovrà rispondere. I 650MILA SOLDATI ITALIANI, CADUTI 100 ANNI FA SU QUEL TREMENDO FRONTE DI GUERRA, NON CHIEDONO VENDETTA,  CHIEDONO SOLO IL RISPETTO DEL LORO SACRIFICIO E DELLA LORO MEMORIA. Per l’Italia gli Schützen rappresentano un reale pericolo che, ritengo, non sia da sottovalutare. Sarebbe auspicabile una commissione d’inchiesta: abbiamo fra le mani una bomba innescata e 30mila persone armate, intrise di un palese revanscismo nazionalista a  spiccata impronta filo nazista. E’ solo questione di tempo.

Aldo Rossi

NEI GIORNI 8 e 9 AGOSTO 2015, CON UN VILE COLPO DI MANO, GLI SCHÜTZEN DEL TRENTINO ALTO ADIGE HANNO POSTO SULLE CIME DELLE NOSTRE MONTAGNE, LUNGO TUTTO IL VECCHIO CONFINE AUSTROUNGARICO, 74 CROCI IN ACCIAIO A RICORDO DEI LORO MORTI… SOLO DEI LORO MORTI!

QUESTA LA CRONISTORIA

  1. 19 aprile 2015: “CORRIERE DELL’ALTO ADIGE”  La benedizione delle croci in piazza Walther a Bolzano.
  2. 23 maggio 2015: “CORRIERE DELLA SERA” Gian Antonio Stella scrive un bellissimo articolo sugli Schützen.
  3. 18 giugno 2015“l’ADIGE” quotidiano di Trento. “Schützen al lavoro per piantare croci in ricordo dei morti”.
  4. 28 giugno 2015: “l’ADIGE” quotidiano di Trento pubblica una mia lettera di replica all’articolo di cui al punto 3.
  5. 29 giugno 2015: uno Schütze mi minaccia sulla mia bacheca di Facebook e mi manda anche una foto che ritrae suo nonno con Cesare Battisti in catene.
  6. 30 giugno 2015:  disegno di legge presentato dal senatore Franco Panizza, noto reggi coda locale dei fanatici sudtirolesi, per esentare le “armi storiche” degli Schützen, dall’imposizione di riduzione della capacità di fuoco delle armi.
  7. 1 luglio 2015: provvedo a inviare questa lettera ai Media del Trentino Alto Adige, ai Presidenti delle Province di Trento e di Bolzano e ai rispettivi Commissari del Governo. Questa lettera non ha mai avuto risposta.
  8. 24 luglio 2015raccolta firme. Abbandonato da tutti, non demordo e decido di lanciare una raccolta firme a livello nazionale per presentare una petizione al Presidente della Repubblica.
  9. 4 agosto 2015: inviata questa PETIZIONE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. 
  10. 8 e 9 agosto 2015:sono posizionate 74 croci sulle cime delle nostre montagne. Gli Schützen hanno acceso fuochi lungo tutto il vecchio confine austroungarico per poter effettuare anche delle riprese satellitari.
  11. 10 agosto 2015: presento le mie dimissioni. Rimasto completamente solo nella mia battaglia e soprattutto per incompatibilità con gli incarichi da me ricoperti, decido di dimettermi da Presidente Regionale dell’Associazione Arma Aeronautica e da Vice Coordinatore Regionale Forza Italia per il Trentino Alto Adige.
  12. 12 ottobre 2015: il servizio dell’Assemblea del Senato risponde alla nostra petizione.
  13. 17 novembre 2015: interrogazione a risposta scritta. L’On. Ignazio La Russa, unico a raccogliere il mio grido di dolore, presenta in Parlamento un’interrogazione a risposta scritta diretta al Presidente del Consiglio dei ministri.

CONCLUSIONE.    Anche la signora Eva Klotz, ultimamente salita all’onore delle cronache, fa parte degli Schützen. Suo padre Georg Klotz, terrorista altoatesino tristemente noto nei primi anni ’60, è stato uno Schütze della prima ora, dopo avere fedelmente militato nella Vermacht di Adolf Hitler.  Georg Klotz, nei primi anni ’60, fu condannato a quasi 20 anni di detenzione per avere messo a ferro e fuoco tutto il Trentino Alto Adige facendo saltare in aria 37 tralicci dell’alta tensione, alcuni piloni ferroviari e due condotte forzate. Nel 2010, Eva Klotz, il buon sangue non mente mai, è stata accusata di vilipendio alla Bandiera italiana e condannata in prima istanza. Nel mese di gennaio 2016, nel processo di appello è stata assolta. Questa sua assoluzione ha suscitato grande scalpore e sgomento. Anche Guido Rispoli, Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Bolzano ha espresso il suo sconcerto in merito a questa sentenza. Nel 2018, però, la Cassazione rimanda il processo in appello e la saga continua. Un Paese che non ha rispetto per i suoi Valori, per i suoi Caduti e per la sua Bandiera è destinato a una sicura decadenza. Il resto è storia dei nostri giorni, che ci aiuta a capire meglio perché Maria Elena Boschi, svendendo la dignità degli Italiani, sia stata candidata nel collegio di Bolzano. Il Trentino Alto Adige e gli Schützen devono molto alla sinistra italiana e la sinistra italiana ha molto di cui vergognarsi. Si tratta di gente senza onore e senza dignità!

Aldo Rossi                                                                 Aggiornato il 06 maggio 2018

INNO DI MAMELI NELLA SUA VERSIONE COMPLETA. All’ultimo capoverso recita così: “SON GIUNCHI CHE PIEGANO LE SPADE VENDUTE…GIA’ L’AQUILA D’AUSTRIA LE PENNE HA PERDUTE…”

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