IL CAIRO. MORTE DI GIULIO REGENI – 8 febbraio 2016.

UN’OPINIONE IN CONTROTENDENZA

La morte del giovane ricercatore friulano Giulio Regeni ha colpito tutti profondamente e anche noi c’inchiniamo con rispetto al grande dolore della famiglia. L’accadimento di un fatto così grave c’impone, però, anche una profonda e meditata riflessione. Appena si è diffusa la notizia del ritrovamento del cadavere, il leviatano mediatico della sinistra italiana, si è subito attivato con la sua abituale, “zanzaresca”, e lugubre azione propagandistica mirante unicamente a distrarre l’attenzione della “gaudente” massa degli italiani, dai reali problemi che affliggono il nostro bel Paese:  l’Italia ha sospeso immediatamente gli incontri economici con il Cairo. Giulio era un ricercatore che rappresentava un’eccellenza accademica ed era particolarmente apprezzato per i suoi studi sui movimenti sindacali in Egitto ed è stata anche confermata la sua collaborazione con la redazione esteri del quotidiano comunista “il Manifesto”. Durante la sua permanenza al Cairo, sembra che Giulio abbia svolto delle ricerche accademiche mirate e fatto delle interviste su temi molto attuali in Egitto. Per questi motivi è entrato nel mirino dei servizi di sicurezza con l’aggravante d’essere uno straniero particolarmente interessato ai problemi interni egiziani (n.d.r. posizione dei sindacati all’interno della Società egiziana). Il grande entusiasmo e la grande generosità di Giulio l’hanno, però, forse indotto a sottovalutare la pericolosità di un’azione così delicata, condotta in un momento così difficile per quel lontano Paese dove, non di rado, gli stranieri sono considerati spie. Anche gli amici a lui più vicini, lo avevano consigliato di firmare i suoi articoli con uno pseudonimo, giacché in Egitto si respirava e si respira, un’atmosfera di terrore. Giulio non è stato ucciso per i suoi giovani e nobili ideali. Giulio è stato ucciso dalla nostra Società occidentale che si ostina a volere esportare i nostri dogmi di democraticità in Paesi che vivono ancora in sistemi feudali autoreferenti. La Storia, come del resto la Natura, NON FACIT SALTUS. La Storia ha i suoi tempi. Qualcuno a quel giovane ed entusiasta ventottenne avrebbe dovuto dirlo.

Aldo Rossi                                                                                             Trento, 7 febbraio 2016.

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