160° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA.

Il 17 marzo 1861 fu il giorno della proclamazione dell’Unità d’Italia. In quella data, Vittorio Emanuele II di Savoia venne proclamato Re d’Italia dal primo parlamento nazionale eletto, secondo la legge Piemontese, su una base rigidamente censitaria.

Ora austera, saggia e taciturna contadina dal capo eternamente velato di nero per i suoi figli caduti. Ora spigliata, bella ed elegante ragazza di città, emancipata, vitale e proiettata in avanti“.

“Il 17 marzo del 1861 cessano le divisioni e l’Italia Unita diventa la Madre ideale di tutti noi. L’Italia del Risorgimento, l’Italia degli Arditi del Popolo, l’Italia delle lotte operaie. Ma l’Italia è ciò che sapremo fare di noi, Figlia delle nostre volontà e delle nostre azioni”.
SEI LIBERA, SII GRANDE“.

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SALA CESARE MACCARI.
Nella foto sopra un dipinto “a buon fresco” che rappresenta l’Italia.
Il soffitto della sala Maccari racchiude quattro medaglioni con figure allegoriche – che rappresentano il commercio, l’agricoltura, le armi, le scienze, le lettere e le arti – disposte intorno a un motivo centrale, che simboleggia l’Italia trionfante e che riporta la scritta
Sei libera. Sii grande“.
Ai quattro angoli lo stemma di Casa Savoia e lungo il fregio una frase di Guicciardini: “Osservate con diligenza le cose dei tempi passati perché fanno lume alle future e quello che è e sarà, è stato in altro tempo” e una di Machiavelli: “Nessuna cattiva sorte li fece mai diventare abietti e nessuna buona fortuna li fece mai essere insolenti”.
L’affresco della volta fu completato nel 1888 e l’arredo della sala fu ultimato nel 1890.

SALA MACCARI – PALAZZO MADAMA ROMA

Questa solenne sala deve il suo nome a Cesare Maccari (1840-1919), l’artista senese che la decorò dopo aver vinto, nel 1880, un concorso bandito appositamente dal Ministero della Pubblica Istruzione “per la pittura a buon fresco”, con l’obiettivo di richiamare i fatti più rappresentativi dell’antico Senato di Roma. I progetti di Maccari furono selezionati soprattutto per l’intonazione chiara delle scene e la sobrietà dei colori, in perfetta armonia con la luce della sala. La sua pittura evocativa e scenografica consente al visitatore di dialogare con lo spazio che lo circonda e con le antiche nobili origini del Senato. Sulle pareti sono raffigurati i cinque celebri episodi della storia del Senato romano, a simboleggiare le virtù dei senatori: rispetto della parola data, oratoria, coraggio, onestà, eloquenza. Tra le più famose personalità dell’antica Roma, il primo affresco a destra, rappresenta Appio Claudio il Censore mentre viene condotto in Senato per esortare i Romani a non accettare le umilianti condizioni di pace imposte da Cinea, ambasciatore di Pirro; sulla parete di fronte, tra le finestre, sono descritti gli episodi di Marco Papirio, rimasto immobile sul suo scanno dinanzi all’invasione dei Galli e quello dei Sanniti che tentano di corrompere Curio Dentato perché convinca il Senato alla pace; sull’altro lato corto, è l’affresco che rappresenta Cicerone mentre pronuncia la sua requisitoria contro Catilina, che ascolta, isolato, dal proprio seggio; nell’ultimo affresco, infine, è descritto Attilio Regolo, nel momento della partenza da Roma, per rientrare da prigioniero a Cartagine, adempiendo al giuramento e dopo aver persuaso la curia romana a non negoziare con il nemico. Il Senato lo ascolta, mentre la folla osserva, il cielo è di un azzurro luminoso e cambia tonalità incurvandosi al tramonto.

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